Giornale on-line dell'AISRe (Associazione Italiana Scienze Regionali) - ISSN:2239-3110
 

Il post pandemia: l’effetto di lungo termine sulle attività economiche

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di: Marco Alderighi

EyesReg, Vol. 11, N. 3, Maggio 2021

Questo periodo è stato definito dalle Nazioni Unite e dalla Banca Mondiale la più profonda recessione dopo la Seconda guerra mondiale. La crisi pandemica ha spinto i governi a varare un piano di aiuti che secondo le stime dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico oscillano tra i 12 e i 15 mila miliardi di dollari. Queste risorse sono necessarie, in primo luogo, per contenere una serie di disuguaglianze che hanno e avranno conseguenze importanti sulla salute, le possibilità di sostentamento, la pace sociale soprattutto tra i segmenti più deboli della popolazione e nei paesi a medio-basso reddito.

La pandemia ha portato ad un cambiamento strutturale nel sistema economico e cioè una modificazione dei parametri fondamentali che ne governano il funzionamento. Un cambiamento strutturale è una frattura profonda che determina un prima e un dopo, e che incide in modo sostanziale sul comportamento degli attori economici avendo effetti sulle possibilità di coordinamento tra le diverse attività economiche.

Cosa accade durante e dopo un cambiamento nella struttura dell’economia? I sistemi economici, proprio come gli individui, tendono ad adattarsi e a regolarsi. Tendono a ricercare un (nuovo) equilibrio. Questo è avvenuto nella storia recente in conseguenza dell’attacco alle Torri Gemelle e al Pentagono, della crisi dei mutui sub-prime, della crisi dei debiti sovrani e della crisi dell’euro.

 In questo breve saggio cercherò di identificare alcuni cambiamenti nella struttura del sistema economico che possono essere utili a comprendere quali sono gli effetti permanenti causati dalla pandemia sulle attività economiche. In particolare, l’obiettivo è quello di andare a verificare se una serie di cambiamenti nella società e nell’organizzazione del lavoro, quali ad esempio un aumento significativo del tele-lavoro e una riduzione dell’uso dei mezzi di trasporti e dei commerci tra i paesi, siano da considerarsi transitori o permanenti.

 Mi soffermerò su tre cambiamenti strutturali che ritengo particolarmente rilevanti:

  • Cambiamento nella percezione dell’efficacia/efficienza dell’interazione in distanza/presenza;
  • Cambiamento nella percezione della vicinanza/lontananza delle destinazioni del mondo reale e del mondo digitale;
  • Cambiamento nella percezione della natura.

In relazione al primo punto, si è verificato un aumento della percezione dell’efficacia dell’interazione a distanza e una diminuzione della percezione dell’efficienza dell’interazione in presenza.

Nel corso degli ultimi 15 mesi il tele-lavoro è cresciuto a dismisura così come l’utilizzo delle piattaforme di video-conferenza e la diffusione dei cloud. Cosa accadrà una volta che l’emergenza sanitaria rientrerà?

La pandemia ha permesso un processo di alfabetizzazione digitale senza precedenti e ha portato alla rimozione di alcune preclusioni sull’utilizzo delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione che in molti casi erano ingiustificate. Da ciò ne consegue che, anche alla luce di un aumento della percezione dell’efficacia dell’interazione a distanza, il tele-lavoro continuerà a rimanere una modalità di lavoro anche se si può prevedere che il sistema si assesterà su un sistema misto comprendente alternanza tra lavoro in presenza e a distanza. Se questo è vero, si avranno effetti significativi anche sui trasporti (minore mobilità), sull’immobiliare (riduzione della domanda di edilizia commerciale soprattutto nei centri delle grandi città e quindi una riduzione dei prezzi al metro quadro) e sulla localizzazione abitativa (abitazioni più lontane dai luoghi di lavoro, un pendolarismo meno frequente, ma su distanze più lunghe). Anche i viaggi di lavoro tenderanno a diminuire.

In relazione al secondo punto, si evidenzia un cambiamento nella percezione di ciò che è vicino e ciò che è lontano: le destinazioni del mondo reale risultano più lontane rispetto a prima e quelle del mondo digitale, intese come luoghi dove si possono svolgere attività o acquistare servizi, più vicine. Questo effetto è complementare al primo.

Cosa possiamo dire sulla geografia delle attività commerciali?

La pandemia, così come altri shock, ha portato ad una diversa percezione delle possibili difficoltà derivanti dall’approvvigionamento di risorse soprattutto da aree lontane. Oltre a questo, gli accordi commerciali stipulati dai vari paesi hanno mostrato che l’introduzione e la modifica dei dazi e/o delle restrizioni ai commerci possono avere impatti significativi sull’organizzazione delle produzioni. Anche in questo caso la pandemia ha avuto un ruolo importante, tanto che alcuni governi hanno rimesso al centro dell’agenda politica la questione. In relazione quindi a questo aspetto, c’è da supporre che le catene globali del valore tenderanno a diventare meno globali, che ci sarà un fenomeno di regionalizzazione delle stesse e quindi che i commerci tra paesi appartenenti a continenti diversi tenderanno a contrarsi rispetto alla situazione pre-covid. Ci sarà quindi un effetto permanente sul trasporto marittimo (la quasi totalità delle merci si spostano su acqua) che, almeno sulle lunghe distanze, ne verrebbe penalizzato.

Altri due fenomeni hanno avuto un grande rilievo durante questo periodo: l’e-commerce e il delivering. Entrambi riguardano la sfera del privato. Per quanto riguarda il primo fenomeno (e-commerce), ci si attende che continui la tendenza di sviluppo iniziata prima del covid e cresciuta durante la fase di pandemia. Il mercato digitale ha in questo periodo allargato la sua base di utenti e quindi ci si attende che i volumi saranno maggiori rispetto a quanto stimabile prima della crisi. Tuttavia, parte degli acquisti ritornerà nella forma tradizionale. Vista la maggiore vicinanza dell’utente al mondo digitale, ci aspettiamo che imprese e amministrazioni pubbliche aumenteranno la loro offerta di servizi a distanza.

In relazione al delivering, invece, si ritiene che questo sia un fenomeno più contingente. Una volta venuti meno le restrizioni e i rischi connessi alla pandemia, le persone riprenderanno ad acquistare personalmente. E’ da ricordare che l’uomo è un animale sociale e la pandemia ce ne ha dato un’ulteriore prova.

Cosa faranno le persone nel tempo libero? Continueranno a viaggiare?

Le decisioni che spingono le persone a viaggiare per piacere sono ascrivibili a numerosi aspetti e un ruolo importante è dato dalla volontà di conoscere nuove cose, di fare esperienze uniche e soddisfare il proprio senso d’avventura. Lo strumento digitale potrà in qualche modo favorire la curiosità anche su destinazioni remote e quindi può favorire il turismo anche fuori confine. Nell’estate scorsa il turismo internazionale è stato fortemente limitato, le persone hanno visitato soprattutto destinazioni domestiche vicine e conosciute. Hanno preferito luoghi sicuri come appartamenti e abitazioni indipendenti. Già per l’estate 2021 ci sono segnali che il turismo, pur rimanendo in buona parte turismo prossimità, mostrerà alcuni cambiamenti e ci sarà un numero maggiore di persone interessate a viaggiare verso destinazioni più lontane. Proprio la ricerca di evasione e la ricerca di nuove esperienze porterà nei prossimi anni ad un ritorno alla situazione pre-covid anche se con alcune differenze (di cui si parlerà nel prossimo punto).

In relazione al terzo punto, si osserva un cambiamento nella percezione delle persone sulla natura in relazione sia agli aspetti ambientali (salute del pianeta) che agli aspetti personali (salute fisica). Questa tendenza è in atto già da molti anni, ma, a seguito della pandemia, ha acquistato nuova e maggiore attenzione da parte dell’opinione pubblica. Ad esempio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità il 5 giugno del 2020 indica che “COVID-19 is a reminder of the intimate and delicate relationship between people and planet” ponendo in risalto che la deforestazione, la perdita di biodiversità, la degradazione dell’eco-sistema e alcuni interventi umani sul pianeta stanno aumentando la frequenza, il rischio e la diffusione delle malattie epidemiche.

Quindi il tema ambientale ha ricevuto una nuova attenzione con un passaggio dalla sfera pubblica (tutela della salute del pianeta) ad una sfera privata (tutela della salute personale). E’ nota la tendenza ad una modificazione della dieta alimentare delle persone in direzione di un consumo maggiore di verdura ed inferiore di carne. Tuttavia, vi sono anche altri aspetti che potrebbero emergere a seguito di questo cambiamento strutturale.

Il primo riguarda il turismo, dove un numero maggiore di persone sarà interessato a trascorrere le proprie vacanze in luoghi dove sarà possibile svolgere attività ricreative rilassanti e benefiche per il corpo e per lo spirito. Da qui, come si è visto in questo ultimo periodo, c’è stato, durante l’estate 2020, un ritorno alla montagna.

La riscoperta della natura (e della montagna) collegato agli aspetti del tele-lavoro potrà portare anche ad un nuovo ruolo della montagna come luogo dove le persone possano soddisfare sia i bisogni lavorativi che quelli personali: meno stress, aria più pulita, possibilità di passeggiate e contatto con la natura.

In conclusione, si vuole sottolineare che le nuove tendenze causate da questi cambiamenti strutturali portano con loro il rischio che aumenti il divario digitale e che alcune categoria con livelli bassi di dotazioni digitali o un grado basso di digitalizzazione possono essere esclusi dal lavoro, dall’accesso ai servizi e dalla vita pubblica. Tuttavia, questi cambiamenti non dovrebbero in sé essere considerati né un male, né un bene. Andrebbero invece identificati, studiati e codificati per i necessari interventi di governo. La comunità delle scienze regionali deve seguitare ad avere un ruolo importante su questi temi e continuare ad essere un luogo di dibattito e di creazione di nuove proposte, ponendo attenzione al rigore scientifico e alla pluralità delle opinioni e degli approcci metodologici, così come ha cercato di fare questa rivista nel corso degli ultimi dieci anni.

Marco Alderighi, Università della Valle d’Aosta

Riferimenti bibliografici

Ghebreyesus, T. A. (2020), WHO Manifesto for a healthy recovery from COVID-19 Prescriptions for a healthy and green recovery from COVID-19, 26 May 2020. Disponibile online: https://www.who.int/news-room/feature-stories/detail/who-manifesto-for-a-healthy-recovery-from-covid-19

OCSE (2021), The territorial impact of COVID-19: Managing the crisis and recovery across levels of government, OECD Policy Responses to Coronavirus (COVID-19), 10 May 2021. Disponibile online: https://www.oecd.org/coronavirus/ policy-responses/the-territorial-impact-of-covid-19-managing-the-crisis-and-recovery-across-levels-of-government-a2c6abaf

Tesauro C. (2021), Digital divide e Covid-19, Eyesreg, 11, 3: 81-87.

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