Giornale on-line dell'AISRe (Associazione Italiana Scienze Regionali) - ISSN:2239-3110
 

Culture della programmazione e ruolo delle scienze regionali. Una prospettiva geografica

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di: Simonetta Armondi

EyesReg, Vol. 11, N. 3, Maggio 2021

Introduzione

Il Covid-19 ha causato una crisi sanitaria globale con impatti sociali ed economici devastanti per incidenza della mortalità e per effetti, diretti e indiretti, delle restrizioni e delle misure di confinamento. Basti ricordare che nell’aprile 2020, quasi il 54% della popolazione mondiale è stato sottoposto a restrizioni di mobilità e blocchi di attività completi o parziali.

Sebbene il quadro non sia ancora definitivo, importanti misure di intervento economico e di regolazione sociale e politica stanno per essere dispiegate per affrontare l’emergenza con un rilancio rilevante dell’intervento pubblico. Il virus SARS-CoV-2, infatti, si è rivelato essere anche un’eccezionale “operatore geografico globale” (Lussault, 2020) capace più di altri di disvelare i meccanismi, soprattutto economici e produttivi, del sistema-mondo, quella modalità di spazializzazione planetaria delle società. In risposta alla pandemia di Covid-19 i piani nazionali di ripresa e resilienza costituiscono una leva straordinaria per guidare le transizioni della produzione e per impostare forme anche incisive di territorializzazione (come, per esempio, è avvenuto nel PNRR con la ricentratura sulle ZES, per il Sud Italia).

In tale contesto di profonde trasformazioni socioeconomiche e di policy, come stanno cambiando i territori di produzione, scambio e supporto alle grandi concentrazioni e dispersioni dell’urbanizzazione regionale a seguito delle recenti crisi globali? Come tracciarne le geografie, le strategie spaziali, gli attori e i poteri emergenti in un quadro di accelerata programmazione e di crescente complessità? Il presente contributo individua in alcune tipologie di “paesaggi operazionali” una categoria fertile per osservare le trasformazioni in atto.

Nondimeno, non solo le misure adottate dagli Stati, ma anche le azioni intraprese da regioni, città, imprese, anche in risposta alla crisi sanitaria globale, possono orientare una serie di cambiamenti economici e sociali condizionando in modo significativo la transizione ecologica. In questo contributo si tracciano alcune piste di ricerca per riflettere sul ruolo della geografia e delle scienze regionali nell’arricchimento della programmazione e delle culture tecnico-politiche del Paese, oggi in forte difficoltà (De Rita, 2021).

Quali geografie per capire il mutamento economico

In relazione alle catene globali del valore, le dinamiche della manifattura, la logistica, il ciclo dell’energia ci restituiscono profili di complessità dei flussi e delle spazialità di fenomeni e politiche che studi e piani confinati alla scala municipale, provinciale e regionale, da un lato, e “dematerializzati” alla scala nazionale ed europea, dall’altro, non possono spiegare. Inoltre, le recenti e ravvicinate crisi globali influiscono sulle dinamiche in corso rispetto ad una già complessa stratigrafia di attori, poteri e strategie, che scrivono e riscrivono il territorio a molteplici scale. Non possiamo più accontentarci di una interpretazione della marginalità o centralità dei territori, se questa lettura si ferma ai confini amministrativi locali (urbani, provinciali o regionali) o si generalizza in piani nazionali ed europei.

Se sono soprattutto la granularità e la multiscalarità dei processi a smontare le dicotomie locale-globale e urbano-extraurbano di molte delle metodologie di analisi e intervento della geografia economica, allora sembra urgente investigare alcuni apparenti cliché spaziali, che in letteratura sono stati definiti, con un termine un po’ ostico, come “paesaggi operazionali” (Brenner, Katsikis, 2020). Sono i paesaggi produttivi specializzati (territori produttivi manifatturieri, piattaforme logistiche, allevamenti industriali, impianti di combustione e produzione di energia), tipicamente multiscalari, densi di infrastrutture e intensivi dal punto di vista industriale, non localizzati nei luoghi tipicamente considerati “urbani”, ma con profondi legami materiali, operativi e informativi, “di servizio” al sostentamento dell’urbano.

A poco più di dieci anni da una importante ricerca che aveva sondato la varietà del Nord Italia (Società Geografica Italiana, 2011), tale contesto può essere considerato il punto privilegiato dal quale partire. Il Nord Italia come laboratorio e campo dinamico e aperto di osservazione, che vede in esercizio una articolazione complessa di paesaggi operazionali fatti di nodi-piattaforme-corridoi, più o meno connessi. Un territorio che esprime il cambiamento socioeconomico e spaziale in atto, ma anche le diverse forme della crisi e la domanda crescente di “spazializzazione” delle visioni politiche, in una prospettiva che guarda oltre la pandemia.

Se, da un lato, le regioni settentrionali del Paese sono esposte al rischio di diventare una periferia a minore valore aggiunto dei sistemi produttivi nordeuropei, dall’altro sono nelle condizioni di cogliere tutte le opportunità che il nuovo quadro dell’industria europea e i programmi di recovery vanno configurando (Censis, 2020). Come mostra un recente rapporto di Confindustria (2020) con riferimento alla dinamica dell’attività produttiva, l’impatto della crisi sanitaria è stato violento ma temporaneo, e l’export italiano ha mantenuto il secondo posto nella graduatoria europea. Inoltre, dal punto di vista della produzione industriale, nel confronto con altre grandi economie europee, l’Italia mostra una contrazione dei tassi di crescita relativamente contenuta, oltre che una maggiore reattività allo shock pandemico. Un risultato non scontato che nel tempo è diventato presidio di reputazione internazionale e rispetto al quale la composita urbanizzazione regionale del Nord Italia rappresenta un ambito da ritematizzare.

Rappresentazioni e strategie spaziali

Come è stato rappresentato il cambiamento dei territori della produzione in relazione al mutamento della nozione di regione e di urbano? Per il primo tema, analisi pregevoli sono state approfondite in passato nell’ambito di noti filoni di ricerca delle scienze regionali – da Becattini in Toscana, Brusco in Emilia, agli sguardi più estesi sulla Terza Italia di Bagnasco, Garofoli e Fuà e Zacchia rispettivamente per le aree-sistema del Nord e per il Nord-Est-Centro (NEC), fino all’inizio degli anni Novanta. Sono state formulate anche letture, non solo in Italia, dedicate al declino economico di alcuni territori e alle questioni più prettamente urbanistiche della dismissione fordista che hanno rappresentato uno spostamento di attenzione a spazialità differenti. Per il secondo tema, a livello internazionale, svariati studi nel dibattito della geografia urbana e regionale e del planning hanno affrontato il concetto di “identità” regionale (Paasi 2013) in relazione alla city-region (Herschell, Newman, 2002) e all’urbanizzazione regionale (Soja, 2011), in un’epoca in cui le regioni urbane si alternano alle città sulla scena economica e geopolitica mondiale, solo di recente sostenute da politiche esplicite. Mentre la tradizionale distinzione tra urbano e non-urbano appare poco soddisfacente per studiare il mutamento spaziale, emergono complessi assemblaggi che chiamano in causa territori apparentemente lontani, talvolta marginali, alle prese con ruoli inediti, come quelli svolti da alcune autorità portuali (per esempio, a Genova e Trieste) alle prese con gli impatti degli accordi sulla Nuova Via della Seta. Tali processi non sono affatto neutri: producono geografie diseguali e da esse si evincono poteri che contribuiscono a conflitti e squilibri, ma anche a nuovi protagonismi territoriali e dinamiche politiche. Sono proprio i paesaggi “operazionali” – che supportano e dilatano i confini dell’urbano e sede di importanti innovazioni economico-spaziali – la cartina tornasole per comprendere nuove domande per le politiche.

Da questo punto di vista il Nord Italia, è tuttora incardinato sull’immagine unitaria di un’estesa conurbazione trainata dall’area urbana di Milano, caratterizzata da un modello industriale diversificato e specializzato nella sezione settentrionale e da un modello agricolo più intensivo in quella meridionale. Tale contesto è anche parte di una più ampia geografia descritta come megalopoli padana (Gottmann, 1978; Turri, 2000) e successivamente città infinita (Bonomi, Abruzzese, 2004), città-regione globale (Perulli, 2012), territorio postmetropolitano (Balducci, Fedeli, Curci, 2017) e bacino padano (Coppola et al., 2021). Nonostante un dibattito vivace, ma intermittente sulla regionalizzazione dell’urbano e sulla pluralità dei Nord (Barbera, 2020; Bonomi 2021), sono pochi i casi in cui la ricerca ha lavorato su spazialità macro-regionali in relazione alla produzione (Conti, Salone, 2011; Bolocan Goldstein 2017; Armondi, Di Vita, 2018) con uno sguardo attento a intercettare le strategie di associazioni industriali, imprenditoriali e di altre rappresentanze di attori con un’identità tradizionale, ma anche all’agency di attori regionali emergenti, come le multiutilities.

Conclusioni

Le trasformazioni delle geografie economiche e la dimensione regionale di un’agenda per le politiche industriali del XXI secolo è stata ribadita di recente (Aginger, Rodrik 2020), sottolineando la carenza di una discussione su un’accezione articolata di politica industriale, da intendersi come un processo “in movimento” e guidato da sfide sociali, ambientali, spaziali. Rintracciare le geografie economiche emergenti dei paesaggi operazionali – restituendo la pluralità di contesti in relazione alle politiche e alle strategie spaziali avviate da attori diversificati in una prospettiva di co-design – rappresenta pertanto una sfida per la geografia, entro una visione di frontiera delle scienze regionali.

Il presente contributo è stato sviluppato anche grazie alle riflessioni di un gruppo di ricerca composto da Fabrizia Berlingieri, Bertrando Bonfantini, Matteo Bolocan Goldstein, Stefano Di Vita (Politecnico di Milano), Carlo Salone (Università di Torino).

Simonetta Armondi, Politecnico di Milano

Riferimenti bibliografici

Aiginger K., Rodrik D. (2020), Rebirth of Industrial Policy and an Agenda for the Twenty-First Century, Journal Ind. Compet. Trade, 20: 189-207.

Armondi S., Di Vita S., (a cura di) (2018), Milan. Productions, Spatial Patterns and Urban Change, London and New York: Routledge.

Balducci A., Fedeli V., Curci F. (a cura di) (2017), Metabolismo e regionalizzazione dell’urbano. Esplorazioni nella regione urbana milanese, Milano: Guerini e Associati.

Barbera, F. (2020), Abuso e strumentalità della “questione settentrionale”, Il Manifesto, 7 agosto 2020.

Bolocan Goldstein M. (2017), Geografie del Nord, Sant’Arcangelo di Romagna: Maggioli.

Bonomi A. (2021), Le tre facce del Nord in trasformazione, Il Sole 24 Ore, 23 febbraio 2021

Bonomi A., Abruzzese A. (a cura di) (2004), La città infinita, Milano: Mondadori.

Brenner N., Katsikis N. (2020), Operational Landscapes: Hinterlands of the Capitalocene, Architectural Design, 90, 1: 22-31.

Censis (2020), 54° Rapporto sulla situazione sociale del paese, https://www.censis.it/rapporto-annuale/54%C2%B0-rapporto-sulla-situazione-sociale-del-paese2020

Confindustria (2020), Innovazione e resilienza: i percorsi dell’industria italiana nel mondo che cambia, Report Scenari Industriali, Centro Studi, novembre.

Conti S., Salone C. (2011), Il Nord senza bussola: dinamiche spaziali e strategie territoriali a centocinquant’anni dall’Unità, Semestrale di Studi e Ricerche di Geografia, 2: 49-71.

Coppola A., Del Fabbro M., Lanzani A., Pessina G., Zanfi F. (a cura di) (2021), Ricomporre i divari. Politiche e progetti territoriali contro le disuguaglianze e per la transizione ecologica, Bologna: Il Mulino.

De Rita G. (2021), Ci siamo persi la classe dirigente, Corriere della Sera, L’Economia, 26 aprile, 4-5.

Gottmann J. (1978), “Verso una megalopoli della Pianura Padana”, in Muscarà C. (a cura di), Megalopoli mediterranea, Milano: Franco Angeli, 19-31. Herrschel T., Newman P. (2002), Governance of Europe’s City Regions: Planning, Policy and Politics, London: Routledge.

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