di: Domenico Tebala e Domenico Marino
EyesReg, Vol.9, N.4, Luglio 2019
Introduzione
La corruzione è un fenomeno pervasivo e nebuloso che, in generale, non desta allarme sociale e, pertanto, resta sommerso fin quando le indagini non lo fanno venire alla luce. Il danno sociale prodotto dalla corruzione non rimane limitato solo allo spreco di risorse connesso, ma incide negativamente sulla libertà economica distorcendo i meccanismi di libera concorrenza e di meritocrazia che sono alla base di ogni democrazia economica. Eliminare e/o ridurre il costo della corruzione è un obiettivo di civiltà, oltre che un mezzo per sanare i bilanci pubblici.
Alla luce di queste considerazioni, e tenendo in conto la letteratura fin quei sviluppata, appare opportuno, al fine di una migliore analisi e comprensione del fenomeno, uno studio che da un lato catturi la complessità del fenomeno, sintetizzando la corruzione potenziale e percepita, ovvero la corruzione come fenomeno definito da indicatori oggettivi e soggettivi di rischio di corruzione e di contrasto alla corruzione, attraverso un indice composito (utilizzando la metodologia del BES (Benessere Equo e Sostenibile); e che dall’altro lato misuri ii divari territoriali di corruzione, e nella fattispecie i gap tra le regioni italiane.
A questo scopo, il presente contributo si snoda sviluppa con la seguente struttura:
- descrizione del quadro teorico di riferimento, nella seguente sezione (2);
- descrizione della metodologia per la costruzione dell’indicatore sintetico di corruzione, e degli indicatori usati (sezione 3);
- descrizione dei risultati, anche attraverso una mappa geo-referenziata dell’indice composito della corruzione italiana, nella sezione 4.
- Conclusioni (sezione 5)
Il quadro teorico
Uno dei primi lavori di rilievo sulla corruzione che è opportuno citare è quello di Cressey (1969) che concentra l’attenzione sul ‘influenza esercitabile sotto le specie delle pubbliche relazioni, del lobbying o della corruzione, allo scopo eludere l’azione di governo che si sostanzia in una complessa e costante opera di attivazione di un vasto insieme di pratiche regolatorie. Un altro contributo fondativo sul tema della corruzione è quello di Rose-Ackerman (1975, 1978) in cui si dà una prima definizione di corruzione associandola alla funzione pubblica svolta da un determinato agente che la sfrutta per ottenerne un vantaggio illecito.
Più recentemente è Aidt (2003) a descrivere la corruzione come un fenomeno persistente nel tempo e nello spazio, e a concentrare l’attenzione sulle determinanti della corruzione, individuandole nel potere discrezionale, nel vantaggio economico che ne deriva e nel rapporto fra sanzione e probabilità di essere scoperto.
Vannucchi (2015) pone poi l’accento sui tre paradigmi per lo studio della corruzione: l’approccio basato sul modello principale-agente, l’approccio basato sulle tradizioni culturali e le norme sociali e l’approccio neo-istituzionale. L’approccio di Treisman, (2000) mette invece in relazione la dissonanza tra legge e norme morali, spiegando che ad un minore grado di legittimazione del sistema giuridico corrisponde un maggiore livello di corruzione. Andvig (1990) focalizza a sua volta lo sguardo sulle traiettorie evolutive dei fenomeni corruttivi, spiegando la persistenza del fenomeno in funzione della sua evoluzione storica.
Un altro interessante filone di analisi del fenomeno corruttivo si concentra sul rapporto fra regole elettorali e fenomeno corruttivo. Un importante contributo su questo versante è costituito dal lavoro di Persson, Tabellini e Trebbi (2003), mentre Tanzi (1998) mette in relazione la corruzione con la decentralizzazione delle decisioni pubbliche, che comporta un rapporto più diretto fra politico e cittadino, aumentando così il rischio di clientelismo.
Molto oculato appare, poi, l’approccio di Hirschman (1982) che enfatizza il punto che l’incidenza della corruzione non dipenda solo dalle opportunità istituzionale, ma anche dalla moralità pubblica, ossia dal grado di avversione sociale nei confronti della corruzione. L’approccio hirschmaniano è estremamente utile per comprendere la persistenza della corruzione in alcuni contesti e per formulare delle ipotesi di policy.
L’approccio beckeriano (Becker, 1968) viene sviluppato nell’alveo
dell’analisi economica del crimine e, partendo dal legame fra sanzione e tangente,
tenta di spiegare i livelli e i divari di corruzione esistenti fra i vari
paesi. In primo luogo, in questo approccio, la corruzione distorce la
concorrenza del mercato perché la selezione non è basata sul merito, ma sul
sinallagma corruttivo. Selezioni, gare, non vengono vinte dal migliore, ma da quello
meglio posizionato nei meccanismi della corruzione. L’altra componente del
costo della corruzione consiste nella dispersione di risorse che dal bene
collettivo si trasformano in illegittime utilità private. Il danno sociale è,
quindi, duplice. Lo spreco di risorse è anche accompagnato dalla limitazione
della libertà economica. Eliminare e/o ridurre il costo della corruzione è,
quindi, un obiettivo di civiltà, nonché un mezzo per sanare i bilanci pubblici.
Sulla corruzione, mancano tuttavia contributi che ne approfondiscano la
dimensione strettamente territoriale, con un approccio sintetico e
multidimensionale. Si consideri, infatti, che le misure ufficiali della
corruzione in Italia (Istat, Ministero della Giustizia) non sono mai state
sintetizzate in un unico indice a livello regionale e/o territoriale Per cui, appare
utile, al fine di una migliore comprensione del fenomeno, un approccio sintetico
e territorializzato allo studio della corruzione, concentrato nella fattispecie
sui divari di corruzione tra le regioni italiane.
Metodologia e indicatori
La costruzione dell’indice sintetico finale ha comportato dapprima una selezione di indicatori elementari di benessere economico e soggettivo, e di governance, che plausibilmente influiscono sulla corruzione (1).
In secondo luogo, sono stati costruiti indici sintetici (o pilastri) non sostituibili, mediante aggregazione degli indicatori elementari scelti e la relativa polarità; tali pilastri rappresentano due sub-sistemi o macro-dimensioni del fenomeno corruttivo cioè corruzione potenziale, sulla quale influiscono indicatori di benessere economico e indicatori di governance, e corruzione percepita, rappresentata da indicatori soggettivi.
La polarità degli indicatori è il segno della relazione tra l’indicatore e il fenomeno da analizzare e deve essere stabilita in poco tempo pena l’inutilità dell’indicatore; inoltre gli indicatori che presentano polarità opposta rispetto al fenomeno oggetto di studio devono essere “rigirati” attraverso opportune trasformazioni matematiche applicate in fase di normalizzazione. Infatti dal momento che in alcuni casi gli indicatori elementari presentavano polarità differenti, è stato necessario invertire di segno quelle negative mediante una trasformazione lineare
Di seguito gli indicatori della corruzione potenziale e percepita con la rispettiva polarità:
Corruzione Potenziale:
PIL pro capite (polarità negativa); Spesa della Pubblica Amministrazione (euro per 100.000 abitanti) (polarità negativa); Numero di persone condannate per corruzione (per 100.000 abitanti) (polarità positiva); Rapporto tra investimenti fissi e prodotto interno lordo (polarità negativa) (dati.istat.it).
Corruzione percepita:
Famiglie che hanno ricevuto richieste di denaro, favori o altro o che hanno dato denaro, regali o altro in cambio di favori o servizi, durante la loro vita e negli ultimi tre anni (per 100 famiglie) (polarità positiva); Persone a cui è stato chiesto di votare in cambio di favori, denaro, regali (per 100 abitanti) (polarità positiva); Persone che conoscono qualcuno che è stato raccomandato (per 100 abitanti) (polarità positiva) (Istat, La corruzione in Italia: il punto di vista delle famiglie, 2018).
Al fine di sintetizzare gli indici sintetici in un’unica misura, è stato applicato un indice composito AMPI (Mazziotta e Pareto, 2016) calcolato dall’Istat per il progetto BES (Benessere Equo e Sostenibile) (Istat, Sesto Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile in Italia, 2018).
Risultati
La robustezza del metodo individuato è stata testata attraverso l’analisi della matrice di correlazione degli indicatori e l’«analisi di influenza» che consente di verificare se e con quanta intensità cambiano le graduatorie degli indici compositi a seguito dell’eliminazione dall’insieme di partenza di un indicatore elementare e quindi descrive gli indicatori che influiscono maggiormente sulla composizione della graduatoria regionale della corruzione (software COMIC – COMposite Indices Creator).
In particolare vi sono moderate correlazioni positive tra indicatori economici e di governance (r = 0.4), tra indicatori soggettivi (r = 0.5) e tra corruzione percepita e potenziale (r = 0.5); inoltre l’analisi dell’influenza mostra che le variabili che “pesano” di più sono “PIL pro capite” (deviazione standard 2.3) e “Persone a cui è stato chiesto di votare in cambio di favori, denaro, regali” (deviazione standard 1.5) e “corruzione percepita” (deviazione standard 2.8) tra i due tipi di corruzione.
La graduatoria regionale (Tab. 1) e la rappresentazione cartografica (Fig. 1) del valore dell’indice composito finale restituiscono il classico schema dualistico CentroNord-Sud, con alcune eccezioni come la Calabria (Indice 99.2).
In particolare, la performance peggiore è ottenuta dalla Puglia (indice corruzione totale 122.9, indice corruzione potenziale 123.6, indice corruzione percepita 121), caratterizzata da un basso livello di Pil pro capite (16.927 euro – media Italia 25.348 euro) e di Spesa della Pubblica Amministrazione (467 euro per 100.000 abitanti – media Italia 563).
Invece le migliori performance sono raggruppate in Valle d’Aosta, Piemonte e Friuli-Venezia Giulia, ma la regione “meno corrotta” è il Trentino Alto Adige (indice corruzione totale 65.2, indice corruzione potenziale 66.7, indice corruzione percepita 64.3) che registra il minor numero di famiglie che hanno ricevuto richieste di denaro, favori o altro o che hanno dato denaro, regali o altro in cambio di favori o servizi, durante la loro vita e negli ultimi tre anni (2,6% – media Italia 7,9%) e persone a cui è stato chiesto di votare in cambio di favori, denaro, regali (0,9% – media Italia 3,7%), oltre ai più alti indicatori di benessere economico.
Tabella 1. Graduatoria regionale dell’indice composito della corruzione
Regione | Valore | Rango |
Trentino Alto Adige/Sudtirol | 65,17 | 20 |
Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste | 65,25 | 19 |
Piemonte | 82,11 | 18 |
Friuli-Venezia Giulia | 84,51 | 17 |
Lombardia | 87,63 | 16 |
Veneto | 92,98 | 15 |
Toscana | 93,87 | 14 |
Marche | 93,99 | 13 |
Emilia-Romagna | 94,33 | 12 |
Umbria | 95,52 | 11 |
Liguria | 95,69 | 10 |
Calabria | 99,28 | 9 |
Molise | 101,17 | 8 |
Abruzzo | 101,62 | 7 |
Basilicata | 102,97 | 6 |
Campania | 111,20 | 5 |
Sardegna | 111,79 | 4 |
Sicilia | 111,98 | 3 |
Lazio | 118,60 | 2 |
Puglia | 122,92 | 1 |
ITALIA | 100,00 |
Figura 1: Distribuzione territoriale dell’indice composito della corruzione
Conclusioni
I dati evidenziano chiaramente una diversa distribuzione del tasso di corruzione fra le regioni italiane. Sono le regioni del Nord a presentare i valori più bassi di corruzione, con Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta che staccano nettamente le altre regioni. Le regioni del Sud presentano valori elevati di corruzione, anche se in questa classifica si distingue la Calabria che presenta un livello di corruzione in linea con la media nazionale. Il dato che nel complesso emerge è innanzitutto che la dicotomia Nord-Sud è ancora una volta confermata, anche rispetto ai livelli di corruzione.
All’interno delle ripartizioni territoriali, tuttavia sono però le regioni più piccole ad avere livelli più bassi di corruzione, segno anche di una correlazione fra complessità della gestione amministrativa e livello di corruzione.
Il problema della corruzione dunque presenta una interessante dimensione territoriale. Per concludere, si tratta fondamentalmente di un fenomeno multidimensionale e ciclico (raggiunge un massimo nei periodi di maggior lassismo nella repressione da parte dello Stato, e diminuisce nei periodi in cui lo Stato aumenta il livello di controllo). Il danno sociale prodotto dalla corruzione non rimane limitato solo allo spreco di risorse connesso, ma incide negativamente sulla libertà economica distorcendo i meccanismi di libera concorrenza e di meritocrazia che sono alla base di ogni democrazia economica. Il comportamento corruttivo diventa vantaggioso dal punto di vista economico quando la probabilità di essere scoperti e sanzionati è bassa, anche in presenza di pene elevate, e quando mancano forme di controllo e di disapprovazione sociale per i comportamenti corruttivi.
il problema della corruzione non si risolve, quindi, solo aumentando le pene, anzi in genere sono i paesi con i tassi più elevati di corruzione ad avere le pene più dure. Occorre piuttosto creare un meccanismo sociale che generi una disapprovazione diffusa dei comportamenti corruttivi e che quindi faccia migliorare, o addirittura annullare, la percezione negativa della corruzione. Una sanzione efficace per i comportamenti corruttivi potrebbe essere l’istituzione di forme di atimia e di ostracismo che riguardino gli aspetti economici e partecipativo-elettorali di corruttori e corrotti che, unite a norme che consentano l’aggressione ai patrimoni illeciti frutto di corruzione, potrebbero portare all’abbattimento certo del livello della corruzione sia potenziale sia percepita.
Domenico Tebala, ISTAT
Domenico Marino, UNIRC
Bibliografia
Aidt T. S., (2003), Economic analysis of corruption: a survey, The Economic Journal, 113
Andvig J C., (1990) How corruption may corrupt, Journal of Economic Behavior & Organization Volume 13, Issue 1, 63-76
Becker (1968), Crime and Punishment: An Economic Approach, in Journal of Political Economy, 76, 169-217
Cressey D.(1969), Theft of Nation, Report for the President Commission on Law Enforcement and Administration of Justice
Hirschiman, A., (1982), Shifting Involvements, Princeton University Press
Istat (2018), Sesto Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile in Italia. Roma: Istat
Istat (2017), La corruzione in Italia: il punto di vista delle famiglie. Roma: Istat
Ministero della Giustizia (2017), Statistiche sui reati di corruzione in Italia. Ministero della Giustizia
Mazziotta M., Pareto A. (2016), “On a Generalized Non-compensatory Composite Index for Measuring Socio-economic Phenomena”. Social Indicators Research 127 (3): 983-1003.
Persson T., Tabellini G., Trebbi F., (2003), Electoral rules and Corruption Journal of the European Economic Association, n. 1(4), 958–989
Rose-Ackerman S., (1975) The economics of corruption, Journal of Public Economics, vol. 4, Issue 2, 187-203
Rose-Ackerman S., (1978) Corruption, A study in Political Economy, Academic Press New York
Tanzi V., (1998) Corruption Around the World: Causes, Consequences, Scope, and Cures, IMF Economic Review, December 1998, Volume 45, Issue 4, 559–594
Treisman D., (2000), The causes of corruption: a cross-national study, Journal of Public Economics Volume 76, Issue 3,
Vannucchi A. (2015), Three paradigms for
the analysis of corruption, Labour and Law Issues, Vol. 1 n. 2
Note
(1) I valori mancanti sono stati imputati con il metodo hot-deck e, ove non possibile, con il valore medio Italia.