Giornale on-line dell'AISRe (Associazione Italiana Scienze Regionali) - ISSN:2239-3110
 

Attrattività territoriale e apporto delle migrazioni interne nelle Marche e in Trentino-Alto Adige

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di: Sergio Pollutri e Barbara Vallesi

EyesReg, Vol.9, N.5, Settembre 2019

Introduzione e metodologia

L’attrattività di un territorio è la capacità d’attirare e trattenere stabilmente quanta più popolazione possibile mentre per le persone (soprattutto quelle di nazionalità straniera più “dinamiche” negli spostamenti residenziali) emigrare significa acquisire nuove potenzialità di lavoro e di vita in spazi e città diverse.

Questa capacità, va relazionata con una dinamica demografica in diminuzione in molte aree del Paese, quindi i flussi in entrata e in uscita delle popolazioni residenti italiane e straniere vanno elaborati ed analizzati congiuntamente affinché si possano individuare: a) le aree maggiormente attrattive, b) l’entità e la qualità dei flussi migratori interni che costituiscono nel loro insieme un “popolo migrante”.

Il “popolo migrante”, individuato partendo dalla rilevazione sulle Iscrizioni/cancellazioni anagrafiche per trasferimenti di residenza all’interno del confine italiano, appare dunque il risultato d’un ventaglio di spostamenti di persone molto diverse fra loro: da un lato, si qualifica in una dimensione di marginalità, sacrificio, svantaggio e progressiva emancipazione, dall’altro viene valorizzato per l’influsso di questi movimenti nei territori (di partenza/arrivo), ossia modificazione/costruzione di habitat, stimolo e rinascita d’aree in declino e/o in crisi, inserimento in nuove abitudini e culture in fusione/contrasto con quelle già presenti (Colucci e Gallo, 2016).

Il presente studio, stimolato dall’attività dell’Osservatorio sul Fenomeno Immigrazione provincia di Macerata, analizza e confronta valori e indicatori statistici sulle mobilità delle popolazioni di nazionalità italiana e straniera in Trentino-Alto Adige/Südtirol e nelle Marche: due regioni differenti, sia territorialmente, sia demograficamente, che “costringono” la ricerca di fattori comuni e confrontabili, in grado di sintetizzare e superare le eterogeneità esistenti che potrebbero limitare l’efficacia delle analisi.

Il livello territoriale scelto è il Sistema locale del lavoro (SLL)[1], per rendere più comparabili le due regioni, focalizzando le aree che richiamano maggiormente famiglie e persone.

Prima si analizzeranno le variazioni temporali quantitative delle due popolazioni residenti, poi le direzioni dei flussi migratori e le caratteristiche del “popolo migrante” (anche le componenti giovanili e in età lavorativa), quindi l’apporto positivo o negativo e l’attrattività territoriale.

I flussi migratori interni misurano la capacità d’un territorio d’attrarre segmenti di popolazione, probabilmente poco inseriti o soddisfatti delle realtà di partenza, ma desiderosi di migliorare il proprio status economico e sociale, pronti a cogliere quelle opportunità offerte dalle aree geografiche di destinazione. Si utilizzeranno i bilanci della popolazione residente (totale e straniera, periodo 2005-2016) e i dati elementari sulle iscrizioni e cancellazioni dalle anagrafi comunali.

Il SLL come unità territoriale minima d’analisi, delinea aree con dimensioni più congrue ed efficaci in cui l’attrattività migratoria può descrivere meglio anche lo specifico tessuto economico e sociale poiché, ponendosi come “corpo intermedio” fra le suddivisioni “standard”, realizza un “insieme fisico” ottimale basato su elementi simili nel contesto regionale.

Dati demografici a confronto

Nel periodo di riferimento la popolazione italiana rimane stabile nelle due regioni (valori più alti nella regione alpina) mentre, con percentuali diverse, la popolazione straniera aumenta; tuttavia dal 2014, anche gli stranieri diminuiscono, in particolare nelle Marche.

Figura 1: Popolazione residente – serie storica 2006-2016

La Figura 2 mostra la forte attrattività esercitata dal Trentino-Alto Adige/Südtirol (poche le aree con valori inferiori allo zero) mentre nelle Marche sono soprattutto le zone costiere che mantengono tendenzialmente stabile la popolazione, segnalando una scarsa crescita, anche in presenza di flussi migratori sostenuti.

Figura 2: Popolazione residente nei SLL, per cittadinanza – variazioni % 2011-2016 2006-2016

La mobilità interna

La mobilità interna di medio-lungo periodo incide diversamente nelle popolazioni italiana e straniera.

L’analisi sulle dinamiche regionali per provenienza/destinazione degli spostamenti (migrazione intra-regionale vs. interregionale) serve a far emergere l’andamento complessivo della distribuzione per SLL. Nella regione alpina, il quoziente, positivo fino al 2012, ha valori più elevati per la popolazione straniera e diminuisce negli anni successivi (in modo contenuto per i cittadini italiani, più repentino ed elevato per quelli stranieri): qualunque siano le destinazioni dei flussi, i cittadini stranieri sembrano più reattivi al mutare delle condizioni nel territorio.

La regione adriatica risulta “attraente”, nonostante i flussi verso altri territori, poiché l’emigrazione compensa i movimenti in arrivo: i residenti italiani registrano tassi migratori positivi, seppure bassi, mentre i tassi dei cittadini stranieri sono tendenzialmente decrescenti e dal 2008 non torneranno più positivi.

Figura 3: Quozienti migratori interni dei SLL (ogni mille abitanti), per cittadinanza. Medie 2005-2016

Quindi le Marche, oltre ad avere una minore attrattività rispetto al Trentino-Alto Adige/Südtirol, sembra risultare una “regione di passaggio”, in particolare per la componente straniera probabilmente alla ricerca d’una sistemazione migliore.

I quozienti migratori medi per SLL dei residenti nella regione alpina mostrano, per gli Italiani, incrementi positivi in quasi la metà dei Sistemi, con valori più alti nelle aree della provincia trentina. Per gli stranieri, solo un SLL su cinque ha incrementi positivi (ed in parte coincidenti) come quelli dei residenti italiani (Riva del Garda, Arco e Rovereto) mentre quozienti negativi elevati si riscontrano in appena quattro SLL.

Anche nella Marche i quozienti migratori degli Italiani risultano positivi in quasi il 50% dei SLL, collocati soprattutto nella fascia costiera mentre quasi tutte le aree dell’entroterra hanno tassi negativi; per i residenti stranieri, i quozienti sono positivi solo in quattro SLL: Osimo, Fano, Porto Sant’Elpidio e Riccione.

L’analisi quantitativa e qualitativa dei flussi in entrata per singolo Sistema, segnala per il Trentino-Alto Adige/Südtirol una forte tendenza a spostamenti intra-regionali, in particolare dallo stesso SLL mentre la scomposizione per cittadinanza influenza poco la distribuzione: è il territorio (il Sistema) che fa la differenza e non la cittadinanza.

Nelle Marche, invece, la quota della componente in entrata dal medesimo SLL è più bassa, quindi sono maggiori gli spostamenti da Sistemi della stessa regione e d’altre regioni[2].

Conclusioni

Il popolo migrante italiano preferisce le medie percorrenze, spesso all’interno dei propri confini regionali o limitatamente alle province limitrofe.

In generale, i SLL della regione alpina risultano più attrattivi rispetto a quelli della regione adriatica con scambi reciproci ridotti: le due regioni non appartengono alle grandi direttrici della migrazione interna italiana, quelli che dalle aree del Meridione approdano, in buona parte, nelle grandi città settentrionali.

Inoltre, la crisi economica dal 2009 sembra rallentare le migrazioni interne infatti, dal 2013-2014, si osservano decrementi progressivi nella popolazione residente (le partenze risultano numericamente superiori agli arrivi).

Il Trentino-Alto Adige/Südtirol sembra resistere meglio a tutte le pressioni e, confrontando flussi e popolazione media, si comprende perché dal 2010 la componente italiana non tragga più beneficio dalla mobilità interna: i movimenti diventano più esigui e gli incrementi s’affievoliscono o diventano negativi; solo dal 2016 si registra una ripresa.

Nelle Marche la situazione appare peggiore: il popolo migrante italiano, numericamente maggiore di quello alpino, incide su una popolazione residente più ampia, ma in lenta, costante diminuzione (stagnante, in qualche anno), poiché subisce un flusso in uscita quasi simile (in volume), per cui l’apporto alla crescita demografica è minimo.

In analogia alle migrazioni animali, al popolo migrante italiano il Trentino-Alto Adige/Südtirol sembra un’area di destinazione, dove passare al meglio una cattiva stagione mentre le Marche sembrano un’area di sosta e/o di passaggio, in cui riprendere le forze e ripartire verso un’altra zona.

L’apporto positivo della popolazione straniera al riequilibrio demografico complessivo è confermato anche nelle due regioni esaminate fino al 2008, poi, con la crisi economica, i valori positivi diminuiscono sempre più e dal 2014 cala persino la popolazione residente.

La propensione agli spostamenti interni degli stranieri è più elevata (due/tre volte superiore, rispetto agli Italiani), ma tali flussi si sono affievoliti nelle Marche dal 2008, nella regione alpina dal 2012.

In conclusione, il territorio del Trentino-Alto Adige/Südtirol risulta essere più attrattivo per il popolo migrante straniero, la mobilità nei confini nazionali rappresenta spesso il secondo step di un progetto migratorio, iniziato con una prima emigrazione dall’estero; stranieri e Italiani mostrano valori simili nelle mobilità intra-regionali e interregionali, ed entrambi preferiscono la breve-media percorrenza.

Sergio Pollutri e Barbara Vallesi, Istat, DIRM-RMF sede Marche e O.F.I. in provincia di Macerata [3]

Riferimenti bibliografici

Centro Studi e Ricerche Idos (2017), Dossier statistico immigrazione 2017, Roma: Idos.

Colucci M., S. Gallo (2016), Fare spazio, Roma: Donzelli.

Cristaldi F. (2013), Immigrazione e territorio, Bologna: Pàtron editore.

Donadio P., Gabrielli G., Massari M. (a cura di) (2014), Uno come te, Milano: Franco Angeli.

Istat (2015), Rapporto annuale 2015, risorsa on line da maggio 2015: http://www.istat.it/it/archivio/159350

Longo Bifano C., Natoli S. (2017), Passaggi migranti, Roma: Castelvecchi.

Saraceno C., Sartor N., Sciortino G. (a cura di) (2013), Stranieri e disuguali, Bologna: Il Mulino, pp. 197-224.

Tognetti Bordogna M. (2012), Donne e percorsi migratori, Milano: Franco Angeli, pp.142-168.

Note

[1] Nel paper, gli SLL sono individuati anche secondo alcune caratteristiche socio-demografiche e culturali “(Istat, 2015, p. 43 e 232)”.

[2] Questo potrebbe derivare anche dall’inferiore numero medio di comuni per SLL delle Marche rispetto al numero medio degli SLL trentini e altoatesini.

[3] Le opinioni espresse in questo lavoro sono quelle degli autori e non impegnano la responsabilità dell’istituzione a cui appartengono.

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