di: Alberto Brugnoli, Antonio Dal Bianco, Luciano Zanotti
EyesReg, Vol.8, N.4, Luglio 2018
Dopo quasi 10 anni dal collasso delle principali economie mondiali, il prodotto interno lordo (PIL) pro-capite italiano non ha ancora recuperato i livelli del periodo pre-crisi. Secondo gli ultimi dati diffusi da Istat (2017) (i), il PIL pro-capite italiano in termini reali nel 2016 si è assestato attorno ai 26.000 euro, valore inferiore a quello registrato nel 1999. Il percorso di recupero dei livelli del reddito pre-crisi potrebbe durare ancora a lungo, considerati i ritmi piuttosto modesti di espansione previsti per l’economia italiana nei prossimi anni.
L’attenzione posta dalla politica economica nazionale alla crescita del reddito, enfatizzata anche dal raggiungimento dei target previsti dagli accordi europei, offre l’occasione per riconsiderare il tema del rapporto tra crescita economica e benessere, che ha raccolto in passato il forte interesse di autorevoli economisti (ii), diminuito recentemente solo in concomitanza con le urgenze dettate dalla crisi. Ora e nel prossimo futuro, grazie anche all’approvazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e all’introduzione nel ciclo di programmazione del bilancio del nostro Paese di indicatori alternativi al PIL (iii), il livello di benessere e la sua misurazione potrebbero tornare a occupare un ruolo rilevante nelle priorità dei policy maker nazionali.
Uno degli elementi che in passato ha sollevato maggiori critiche sull’uso di indicatori alternativi al PIL è la stretta correlazione osservata tra l’andamento di tali indicatori e l’andamento del PIL pro-capite, tanto che alcuni commentatori (Oulton, 2012), a partire da tale evidenza, hanno espresso sostanziali perplessità sul loro utilizzo.
Da questo punto di vista, la prolungata crisi economica potrebbe ora offrire indicazioni aggiuntive sulla tenuta o meno di tale correlazione.
In questo approfondimento, al fine di analizzare il legame tra benessere e crescita economica nel recente passato, si è ricorso a un indice composito di benessere (Index of economic wellbeing – IEWB), strutturato e calcolato a partire da dati disponibili per la Lombardia nel periodo di interesse 2005-2014. In questo modo, è stato anche possibile confrontare i risultati dell’analisi con quelli di un precedente lavoro di Brugnoli, Dal Bianco, Folloni, Modena (2010), sempre sulla Lombardia, relativo al periodo 1995-2005. Tra gli altri esiti, i risultati mostrano che la stretta correlazione tra crescita economica e benessere sembra essere meno robusta negli anni 2005-2014 rispetto agli anni 1995-2005, confermando l’ipotesi di un possibile ruolo positivo degli indicatori alternativi al PIL a supporto del policy maker.
L’IEWB
L’IEWB, è stato ideato nel 1998 da Lars Osberg e Andrew Sharpe e si basa sull’aggregazione ponderata di quattro dimensioni del benessere, a loro volta risultanti dalla combinazione di indicatori secondari relativi a variabili che possono influenzare il benessere stesso. Le dimensioni sono le seguenti:
- Flussi di consumo effettivi: includono le spese per consumo di beni e servizi corrette per la variazione nella dimensione familiare e l’aspettativa di vita, il lavoro non remunerato (come il volontariato e il lavoro domestico), le spese pubbliche e, in sottrazione, le spese qualitativamente negative.
- Stock di capitale: riguarda l’accumulazione delle risorse produttive e la dotazione di capitale netta includendo la dotazione di capitale pro capite, le spese in ricerca e sviluppo, le risorse naturali, il capitale umano, la posizione patrimoniale a livello internazionale e, in sottrazione, il costo della degradazione ambientale (come l’inquinamento da CO2).
- Uguaglianza economica: include la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi descritta attraverso il coefficiente di Gini e l’intensità di povertà delle famiglie.
- Sicurezza economica: include il rischio di disoccupazione, il rischio di malattia e il rischio di povertà causata dalla vecchiaia e da eventuali perdite familiari.
La formula dell’indice IEWB al tempo t è data dalla seguente equazione:
dove:
indica il peso associato alla dimensione:
di riferimento, a sua volta costruita come media ponderata di diverse determinanti, espresse come rapporto tra il valore osservato al tempo t e il valore all’ anno base.
La prima dimensione interviene a correggere il PIL con un approccio per così dire contabile – utilizzato anche in altri casi, ad esempio nel calcolo dell’ISEW da Brugnoli (2009) e Balducci et al. (2015) – aggiungendo e sottraendo al PIL le componenti positive o negative. Le altre dimensioni allargano la misurazione del benessere a componenti tradizionalmente escluse dalla contabilità dei flussi di reddito; così ad esempio la dimensione dell’uguaglianza economica corregge il PIL sulla base dei livelli di disuguaglianza nella distribuzione delle risorse nella società, la dimensione stock di capitale introduce il concetto di sostenibilità, etc.
Il confronto tra IEWB e PIL in Lombardia
Lo studio concentra l’attenzione sul confronto tra andamento del PIL pro capite regionale e IEWB – nel quale è stata inserita la componente salute, sulla scorta di quanto suggerito dalla Commissione Stiglitz (2009) – per la Lombardia negli anni 2005-2014.
L’IEWB per la Lombardia è stato elaborato adottando diverse ipotesi sui pesi da attribuire alle cinque dimensioni dell’indice (Tab. 1).
Tabella 1. Pesi delle componenti dell’IEWB Lombardia nelle tre simulazioni
Indice di consumo | Indice di dotazione capitale | Indice di sicurezza lavorativa | Indice di non disuguaglianza | Indice di salute | |
Simulazione 1 | 0,2 | 0,2 | 0,2 | 0,2 | 0,2 |
Simulazione 2 | 0,4 | 0,15 | 0,1 | 0,2 | 0,15 |
Simulazione 3 | 0,6 | 0,1 | 0,1 | 0,1 | 0,1 |
Le tre simulazioni presentano, nel periodo considerato, un andamento simile, con oscillazioni anche piuttosto marcate in corrispondenza delle fasi di espansione del PIL (Graf. 1).
Negli anni 2005-2014, l’indice di benessere mostra un lieve trend crescente, non scendendo mai sotto il suo livello iniziale, a differenza del PIL pro capite che invece mostra un trend decrescente e nel 2014 è ancora ampiamente sotto il livello del 2005. In realtà, il segno delle variazioni dei due indicatori nei differenti sotto-periodi è quasi sempre lo stesso; sono invece differenti le entità delle variazioni: maggiori per il PIL pro capite nei periodi di recessione, maggiori per l’IEWB nei periodi di espansione. E’ questa differenza di comportamento a determinare il segno opposto dei trend dei due indicatori.
Questa prima evidenza suggerisce che la riduzione nel livello di PIL pro capite seguita ai periodi di recessione economica non si sia tradotta in una equivalente riduzione del benessere e che anzi quest’ultimo, pur condizionato dall’andamento del PIL, sia addirittura aumentato, grazie alla maggiore “tenuta” rispetto al PIL pro capite che registra in periodi di recessione del PIL stesso e al maggior “aumento” che invece registra in periodi di ripresa/espansione. Se questa sola evidenza e quanto essa suggerisce non può certo portare ancora a sostenere ragionevolmente un possibile sistematico disaccoppiamento tra andamento del PIL e benessere, certo ne offre un segnale, pur parziale, che non può essere trascurato.
Grafico 1. PIL pro capite e IEWB in Lombardia (2005=100)
Fonte: Elaborazione degli autori su dati decennali ISTAT, ASR Lombardia e ACI
Tale indicazione integra quanto emerso nel precedente lavoro sulla Lombardia di Brugnoli, Dal Bianco, Folloni, Modena (2010), dove, per il periodo 1995-2005, gli andamenti dei due indicatori erano risultati fortemente correlati, soprattutto nella fase di espansione dell’economia, con il PIL pro capite che aveva mostrato un maggiore dinamismo rispetto all’IEWB.
Tali risultati, nel loro insieme, sono infatti coerenti con il confronto tra un approccio (IEWB) che privilegia la sostenibilità, per stock, e un approccio per flussi (PIL), tipico dell’analisi tradizionale della crescita economica. I recenti periodi di recessione economica hanno infatti rallentato la formazione e la sostituzione di capitale produttivo (investimenti); tuttavia, al tempo stesso, è diminuito il consumo di capitale naturale e sono diminuite le esternalità negative proprie del ciclo economico (soprattutto di tipo ambientale) che hanno compensato le perdite di benessere dovute alla maggiore insicurezza economica causata dalla accresciuta flessibilità del mercato del lavoro e dall’aumento delle disuguaglianze sociali (in particolare del tasso di povertà) tra fasce di popolazione, soprattutto anziani e giovani.
Nel futuro tali dinamiche potrebbero rafforzarsi e trovare riscontro nella crescente attenzione prestata alla dimensione della sostenibilità nei modelli di sviluppo, facendo così emergere ulteriori cautele in merito alla capacità predittiva del PIL come indicatore di benessere e rendendo sempre più necessaria l’adozione di altri indicatori di benessere a supporto dei policy maker.
Alberto Brugnoli, Università degli Studi di Bergamo
Antonio Dal Bianco, PoliS-Lombardia
Luciano Zanotti, Università degli Studi di Bergamo
Bibliografia
Balducci F., Ciommi M., Gigliarano C., Chelli F.C., Gallegati M. (2015), “Gli effetti collaterali della crescita economica”, Giappichelli, Torino.
Brugnoli A. (2009), “L’ISEW applicato alla Lombardia: pregi, limiti e indicazioni di policy”, Rivista di Economia e Statistica del Territorio, N. 3/2009, pp. 27-52, FrancoAngeli, DOI:10.3280/REST2009-003002
Brugnoli A., Dal Bianco A., Folloni G., Modena F. (2010), “Beyond GDP: the Index of Economic Well-Being for Lombardy”, Working Paper IReR, n. 14, Guerini e Associati, Milano
Osberg L., Sharpe A. (1998), “An index of economic well-being for Canada”, Applied Research Branch, Research paper R-99-3H, Human Resources Development Canada, Ottawa, Ontario.
Oulton N. (2012) “Hooray for GDP”, Centre for Economic Performance, Occasional Paper N. 30.
Stiglitz Commission (2009), Report by the Commission on the Measurement of Economic Performance and Social Progress, Paris
Note
(i) Si veda la nota Conti economici territoriali diffusa da Istat il 20 dicembre 2017 disponibile su www.istat.it
(ii) La Commissione sulla misura della crescita economica e del progresso sociale istituita dal Governo francese ha coinvolto alcuni famosi economisti tra cui Joseph Stiglitz e Amartya Sen.
(iii) Si veda in particolare la legge 163/2016 di riforma del bilancio dello Stato con cui è stato operato il primo riconoscimento normativo degli indicatori di benessere equo e sostenibile, prevedendone l’inserimento nel ciclo di predisposizione dei documenti di programmazione economica del Governo.