Giornale on-line dell'AISRe (Associazione Italiana Scienze Regionali) - ISSN:2239-3110
 

Indicatori sintetici d’integrazione degli immigrati: un’applicazione ai comuni marchigiani

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di: Sergio Pollutri

EyesReg, Vol.7, N.3, Maggio 2017

 

Il presente lavoro misura e analizza il “potenziale” d’inclusione dei territori comunali delle Marche (1). L’analisi a livello comunale consente di focalizzare numerosi aspetti delle condizioni di vita delle popolazioni straniere

residenti che organizzano e vivono la loro esistenza confrontandosi con le problematiche e le opportunità che il territorio offre.

Si è consapevoli che la misurazione corretta dei fenomeni descritti in un contesto territoriale ampio (regionale) possa stimolare riflessioni utili ad individuare politiche attive e mirate, per e nel territorio, tuttavia non appare sufficiente una comparazione dei singoli fenomeni descritti: occorre anche restituire all’analista e al lettore una visione di sintesi dei vari dati statistici in contesti, per quanto possibile, univoci e coerenti.

 

Metodologia

Ispirato dal rapporto che il Cnel realizzò sugli indici d’integrazione degli immigrati in Italia (a livello provinciale e regionale), il progetto ha revisionato e ricostruito il sistema di indici e indicatori, con lo scopo di individuare gli aspetti più adatti o pertinenti a descrivere un contesto locale e, quindi, di permettere un confronto omogeneo e rappresentativo della popolazione immigrata.

Il postulato per la costruzione dell’indice sintetico finale (IIC) individua negli ambiti d’inserimento socio-lavorativo degli immigrati la maggior parte di quei fattori oggettivi in grado di condizionare in modo strutturale i processi d’integrazione a livello locale: più la situazione degli immigrati, in tali ambiti, apparirà soddisfacente in un comune, e maggiormente quel territorio offrirà delle precondizioni favorevoli all’innescarsi di processi d’inclusione efficaci (quindi, con un potenziale d’integrazione di tale territorio molto più alto). Viceversa, dove questi fattori d’inserimento socio-occupazionale saranno minori o assenti, i processi d’integrazione troveranno delle precondizioni territoriali strutturalmente sfavorevoli alla loro realizzazione e, perciò, il potenziale d’inclusione locale sarà più basso.

Ovviamente, il sistema realizzato non può diventare “lo” strumento di misurazione dell’integrazione degli stranieri (l’integrazione non può essere percepita direttamente e subito), tuttavia, tramite osservazioni indirette (individuando quegli aspetti concettualmente connessi e significativamente legati all’integrazione) si possono quantificare alcuni fattori specifici e determinati che, una volta sintetizzati e messi insieme, restituiscono dei parametri di valutazione utilizzabili per la  misurazione dell’inclusione nel  territorio preso in esame.

I dati di questi parametri assurgono così a indicatori e possono confluire nella costruzione di un apposito indice sintetico, ricordando ancora che questi indicatori misurano solo una parte dei fattori che concorrono a determinare il fenomeno “integrazione”, senza alcuna pretesa di esaurirne l’intera portata.

Si tratta di importanti aspetti d’inserimento territoriale degli immigrati, ricavati da fonti e archivi ufficiali e misurati attraverso dati aggregati, i quali corrispondono a una parte dei “fattori oggettivi” dell’integrazione e che riguardano più specificatamente le condizioni strutturali in cui si inquadrano i processi d’integrazione (caratteristiche “ambientali”).

Il metodo di misurazione si fonda su un sistema di indicatori che costituiscono gli indici sintetici; sono stati selezionati ventuno aspetti o temi, suddivisi equamente in tre gruppi tematici.

Ad ogni gruppo tematico corrisponde un indice sintetico, il quale, attraverso i sette indicatori che lo determinano, misura, per ogni territorio, il fenomeno corrispondente: l’attrattività dei territori, l’inserimento sociale e l’inserimento economico-lavorativo degli immigrati.

I tre indici sintetici risultano come medie aritmetiche dei rispettivi sette indicatori.

a) Indice d’attrattività territoriale (IAT): misura la capacità di ogni territorio di attirare e trattenere stabilmente al proprio interno quanta più popolazione immigrata presente a livello regionale, proponendosi come “polo di attrazione”, con intensità variabili, delle presenze straniere nelle Marche e d’Italia.

b) Indice d’inserimento sociale (IIS): misura il livello di accesso degli immigrati ad alcuni beni e servizi fondamentali di welfare (come la casa e l’istruzione superiore) e il grado di radicamento nel tessuto sociale attraverso un’adeguata conoscenza linguistica dell’italiano nonché il raggiungimento di determinati status giuridici che garantiscono e/o sanciscono un solido e maturo inserimento nella società di accoglienza.

c) Indice d’inserimento economico e occupazionale (IEO): misura il grado e la qualità della partecipazione degli immigrati al mercato del lavoro e il loro inserimento nei circuiti produttivi ed economici locali, considerando fattori sia strettamente quantitativi (incidenza su tutti gli occupati, tasso d’imprenditorialità) sia indicativi del tipo di coinvolgimento e di impiego (tempo di occupazione, durata dei contratti, tenuta dello stato di regolarità legata al lavoro).

 

Figura 1: Schema dei tre indici e dei ventuno indicatori

Figura 1

 

I valori d’ogni territorio sono stati trasformati successivamente in una scala di punteggio centesimale, attribuendo 100 al territorio di testa, 1 a quello di coda e un punteggio intermedio a tutti gli altri territori della graduatoria, eseguendo una normalizzazione di ogni valore rispetto al campo di variazione e al valore minimo misurati empiricamente (2) e per ciascun indicatore è stata stilata una graduatoria dei comuni.

In base ai punteggi così attribuiti, i territori sono stati raggruppati, all’interno delle rispettive graduatorie, in cinque fasce d’intensità: minima, bassa, media, alta e massima.

Analogamente al Cnel, non si utilizzerà l’indice IAT nel calcolo dell’indice finale poiché si è osservato che questo indice sintetizza soprattutto fenomeni di tipo demografico, utili ad individuare le aree in cui lo “stock” degli immigrati esercita un maggiore potere d’attrazione e capacità di trattenimento stabile, ma con poche correlazioni dirette con gli aspetti economici e sociali che influiscono sulla minore o maggiore virtualità d’inclusione propria di ogni territorio.

 

Applicazione e considerazioni sui dati delle Marche

Nelle Marche ci sono comuni con scarsa presenza di immigrati per poter assegnare “valore” ai fenomeni da analizzare, per cui, anche per evitare fastidiose distorsioni, si è scelto di raccogliere dati nei cento comuni con almeno 270 residenti stranieri al Censimento 2011 (insieme rappresentano il 41% dei comuni e l’87% della popolazione straniera).

I territori “esclusi” vengono sommati a livello provinciale, sia per mantenere il riferimento complessivo regionale, sia per osservare la relativa posizione totale (perlomeno come residuo provinciale) all’interno dei singoli indicatori

Per confrontare efficacemente gli indicatori e gli indici riferiti a municipalità con caratteristiche diverse fra loro, i cento comuni rappresentativi sono suddivisi in quattro fasce demografiche: fino a 4mila abitanti (23 comuni), da 4.001 a 10mila abitanti (43 comuni), da 10.001 a 30mila abitanti (22 comuni) e oltre i 30mila abitanti (12 comuni).

Applicando lo stesso metodo (media dei punteggi centesimali d’ogni territorio) ai due indici d’inserimento sociale e occupazionale, sono state quindi costruite le graduatorie (con relative fasce d’intensità) dell’indice sintetico finale (IIC), quello che misura il potenziale di integrazione proprio di ciascun territorio.

 

Figura 2: Indice d’attrattività territoriale (IAT) e indice d’integrazione comunale (IIC) – anno 2013

Figura 2aFigura 2b

Chiaramente, solo un’analisi congiunta degli indicatori e dei due indici principali costruisce un quadro coerente, pur eterogeneo, che permette di formulare le migliori considerazioni e riflessioni in merito all’integrazione della popolazione straniera (3).

In sintesi, nell’anno 2013 sono i piccoli e i medi territori della provincia pesarese ad offrire potenzialmente le maggiori opportunità d’inclusione, poiché sommano attrattività territoriale e integrazione comunale (IIS in primis); invece, l’alta attrattività territoriale dei medi comuni maceratesi e del capoluogo regionale (altre due aree individuate dai numeri) non trova una netta corrispondenza con l’indice IIC, soprattutto nella componente economico-occupazionale.

La crisi economica sembra aver colpito maggiormente dove la prosperità appariva più alta, nei poli industriali (maceratese e fermano delle calzature, centri e nuclei della costa ascolana e fermana, grandi e medie città dell’alta collina e della montagna marchigiana), cioè in tutti i territori in cui la presenza del lavoratore e residente straniero è maggiormente incisiva e determinante.

L’IIC mostra in maniera indiretta come abbiano “resistito” solo i comuni della costa e della collina marchigiana, quelli, forse, in grado di offrire una maggiore varietà di opportunità ad un popolazione che, per natura, dovrebbe essere maggiormente abituata al cambiamento.

Si rileva, infine, una minore “tenuta” complessiva per i comuni demograficamente più grandi (più opportunità per gli stranieri, ma maggiori difficoltà), mentre perdono terreno, in misura minore (o nel caso dell’IEO aumentano maggiormente), i comuni medi compresi nelle due fasce da 4.001 e 30mila abitanti.

I comuni più piccoli offrono valori migliori di quelli molto più grandi, ma non reggono il passo (o non limitano le perdite) come quelli appartenenti alle fasce intermedie.

Ai policy makers il compito di interpretare e progettare politiche mirate e concentrate d’inclusione nel tessuto sociale ed economico dei più grandi centri urbani e dei poli dei distretti industriali come emerge dai dati.

Sergio Pollutri, Istat – DIRM-RMC e O.F.I.

 

Riferimenti bibliografici

Cesareo V., Blangiardo G.C. (2010), Indici di integrazione, Milano: Franco Angeli.

Cnel (2013), Indici di integrazione degli immigrati in Italia, IX rapporto, Roma: Cnel.

Cristaldi F. (2013), Immigrazione e territorio, Bologna: Pàtron editore.

Osservatorio sul Fenomeno Immigrazione – OFI (2015), Rapporto Immigrazione 2014 in provincia di Macerata. Risorsa on-line in http://www.istat.it/it/archivio/161553 .

 

Note

(1) Il presente lavoro fa riferimento ai risultati del progetto, in corso da tre anni, dell’Osservatorio sul Fenomeno Immigrazione (OFI) in provincia di Macerata. Le opinioni espresse in questo lavoro sono quelle dell’autore e non impegnano la responsabilità dell’istituzione a cui appartiene.

(2)   Dove xi  è il valore da trasformare; Xi è il valore empirico sull’unità territoriale i ; L =100 ; l = 1 ; m(X) e M(X) sono gli estremi inferiore e superiore della scala di misura propria dell’indicatore, la formula sarà:

Formula(3) Per ragioni di spazio non sono stati inclusi commenti, tabelle e cartogrammi, materiale disponibile on-line in OFI, Rapporto Immigrazione 2014, 204-251 in http://www.istat.it/it/archivio/161553 .

 

 

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