Giornale on-line dell'AISRe (Associazione Italiana Scienze Regionali) - ISSN:2239-3110
 

Agricoltura urbana, paesaggio e immaginari del cibo per le città del Sud

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Questo contributo è parte di un numero speciale di EyesReg dedicato al tema dell’agricoltura urbana, curato da Corinna Morandi.

 

 

di: Mariavaleria Mininni

EyesReg, Vol.6, N.5, Settembre 2016

 

Le interferenze tra agricoltura urbana, cultura del cibo e urbanistica definiscono una posizione nuova della città, non più solo consumatrice, ma anche attore e interlocutore politico e culturale sulla triade cibo, territorio e società ampliando i concetti di sostenibilità ed economie in ambito urbano, aprendo a nuovi scenari di condivisione la città, la campagna, le comunità locali e l’agricoltura. Il cibo ha sempre di più un riconoscimento nel campo dell’urbano, ed è ormai diventato oggetto di competenza del Food Planning definendo con chiarezza l’entrata in campo della città non solo come ricettore o utente ma anche attore istituzionale e interlocutore politico culturale.

La nozione di “post agricolo” più ancora che “post rurale”, elaborata dagli antropologi segnala una nuova complessa vitalità del settore produttivo primario. “Paesaggio del cibo”, il foodscape si assume come un luogo reale e metaforico dove agiscono fattori economici, politici, sociali e culturali concernenti le fasi di produzione, preparazione e consumo del cibo presso un gruppo sociale che si colloca dentro lo spazio (1). Esso ci sembra particolarmente proficuo, come fonte di immaginario morale, di orgoglio di mestiere, di appartenenza identitaria al territorio, nel suo costituirsi come formidabile arena globale e locale di conflitti sociali e normativi (2). Cibo, dunque, come produttore di ambienti ma anche dispositivo sociale ed etnico, che aiuta a leggere lo spazio contemporaneo per farci capire meglio gli spazi investiti dalla città che sono anche prodotti dall’agricoltura, forme diverse di marginalità dell’urbano, le periferie, ma anche dell’agricolo, suoli abbandonati dove una nuova  proposta di città più integrata ai suoi margini sembra farsi avanti, in cui il tema del cibo, come agricoltura più attenta ai produttori che ai consumatori, come costruttore di nuove spazialità, diventa determinante.

Se l’agricoltura urbana, come settore innovativo della produzione, coltivazione e consumo dei prodotti agricoli nella città, si integra con la domanda urbana di servizi, turismo, loisir e sostenibilità (3), la periurbanità (4) aiuta ad allargare l’idea di urbanità alla campagna, una vera e propria “nicchia ecologica del periurbano” (5) pensandola come condensatore di spazi, economie e società ma anche come luogo di immaginari di una natura addomesticata accessibile alla città e ai cittadini.

Quattro posizioni programmatiche sembrano emergere dalla prospettiva delineata: (i) lo sviluppo sostenibile è ormai indissolubile dalla capacità di agire delle persone e la cultura, identità e stili alimentari articolano concetti di più vasta portata che si collocano tra estetica del cibo e questione sociale del cibo, tra privazione e obesità, (ii), la città e l’agricoltura da una parte, l’urbanità e la campagna dall’altra, specificando meglio i loro portati senza sovrapporsi, delineano, in virtù della loro prossimità, nuove dimensioni dell’urbano e nuovi spazi di cittadinanza; (iii) come “giardino produttivo” la città può diventare un centro di condivisione sociale e sperimentazione economica tra paesaggio produttivo, paesaggio culturale e paesaggio sociale, introducendo nel concetto di food system un nuovo modello di governance urbana basata sulle politiche alimentari e sul food design; (iv) la città, dalla nozione di “paesaggio produttivo”, si fa catalizzatore del suo territorio incorporando modelli di governance e government, per orientare strategicamente gli investimenti strutturali, valorizzando sapere diffuso e marchi d’area delle filiere produttive.

Si pongono all’attenzione due casi-studio, entrambi riguardanti contesti meridionali, come ambiti di operabilità dell’urbanistica e dei suoi strumenti su questi temi.

Il primo riguarda il Patto città campagna, uno tra i cinque scenari strategici del PPTR piano paesaggistico territoriale della regione Puglia, ormai entrato a regime dopo l’approvazione del piano, e in fase di sperimentazione anche grazie all’applicazione alla scala locale (6). I nuovi piani comunali stanno verificando il ruolo progettuale dei contesti periurbani sia come individuazione di invarianti strutturali, sia come spazio delle trasformazioni, mettendo insieme in un’unica visione agrourbana le frange urbane, lo spazio agricolo interstiziale e i processi di dispersione abitativa, facendo agire in termini integrati le politiche agricole grazie alla dimensione multifunzionale dell’agricoltura, quelle urbane, della riqualificazione delle periferie, e quelle infrastrutturali e di salvaguardia, lì dove si presentano problemi specifici di frammentazione spaziale o di assetto idrogeologico. La visione paesaggistica dello scenario regionale pone l’attenzione ad un genere di spazio mai prima di ora preso in conto, dando valore progettuale alla geografia del perimetro e agli attori coinvolti, purché l’istituzione locale sia interessata a questa sperimentazione (7).

Il secondo caso riguarda l’ipotesi di orientare l’agenda urbana della città di Matera, oggi alla sfida come capitale europea della cultura per il 2019. Matera, città “capitale del mondo contadino” come la definì Carlo Levi, e vicenda tutta urbana della Riforma Fondiaria (8) prova a offrire un contributo al dibattito sulla cultura del cibo e della città come laboratorio agrourbano, a partire da alcune prospettive di azione che sembrano delinearsi: (i) la ricerca di un’identità urbana di Matera come città media europea collocata tra locale e globale, in bilico tra radici territoriali e ribalta internazionale, alla prova dei fatti, dopo la proclamazione a capitale della cultura 2019, oltre il 2019; (ii) il ruolo che alcuni materiali agrourbani hanno avuto nella definizione della città Moderna, i borghi della Riforma ma anche il patrimonio di archeologia industriale dei mulini urbani, per ridisegnare nella città nuovi spazi della rural-urbanità, dalla rivitalizzazione dei borghi, alla valorizzazione di mulini come nuovi contenitori di innovazioni food e landscape oriented, fino alla disseminazione di orti urbani come territori della condivisione e della creatività  per microeconomie e autoconsumo, operando in termini di smart community orientata sulla solidarietà e sobrietà dei consumi; (iii) la possibilità di rileggere criticamente la singolare vicenda materana della Riforma, per capire, oltre le retoriche, quanto di questa esperienza può ancora tornarci utile per interpretare una vocazione accademica in termini di smart specialization, smart agro-landscape, tutta materana e nuovi modelli di sviluppo, dove il food system  può metter insieme formazione, innovazione, welfare e creatività, per aggiornare l’offerta formativa dell’ateneo lucano sul progetto di Matera come Capitale contadina del XXI secolo (9).

Mariavaleria Mininni, DICEM –  Università della Basilicata

 

fig1_piccolaFig. 1:  Strategie di copianificazione tra politiche urbane e politiche agricole nel Patto città campagna PPTR Puglia-. Linee guida della riqualificazione delle periferie e dello spazio agricolo periurbano

 

fig-2Fig. 2: La Martella 2008. Foto di Cristina Dicillo

 

 

Note

(1) Guigoni A. (2014), “Retroinnovazione” in Antropologia Museale. Etnografia Patrimoni Culture Visive n. 34/36, anno 12 2013-14,  pp.137-139.

(2) Vincenzo Postiglione, Il post-agricolo e l’antropologia, in Antropologia Museale. Etnografia Patrimoni Culture Visive n. 34/36, anno 12, 2013-14.

(3) Pierre Donadieu (2013), Campagne urbane. Un nuovo progetto per la città. Mininni M. introduzione alla edizione italiana, Donzelli Roma.

(4) Mariavaleria Mininni (2012), “Approssimazioni alla città. Urbano rurale ecologie” Donzelli, Roma.

(5) Brunori G., Pieroni P. (2007), “La (ri)-costruzione sociale del paesaggio nella campagna contemporanea. Processi, problematiche politiche per uno sviluppo rurale sostenibile”, in Brunori G., Reho M., Maragon F., La gestione del paesaggio rurale tra governo e governance territoriale. Continuità e innovazione, Milano.

(6) Mininni M.,(2012). Paesaggio, territorio, sviluppo. Il caso della Puglia. In Alberto Clementi (a cura di ), “Progetti interrotti. Territorio e pianificazione nel Mezzogiorno”. Donzelli ed. Roma

(7) Mininni M.,(2015) Ruvo di Puglia.  Azioni di governo regionale e progetto del territorio alla scala locale, in Coppola E., a cura di) “La pianificazione comunale nel Mezzogiorno”, INU edizioni.

(8) Raffaele Giura Longo (1978), “Sviluppo urbano e lotte popolari”, in Storia della città, n.6.

(9) Mininni M., Favia Mf., Vidal R., Dicillo C.ì (2014) Matera. Una riforma post-agraria?, XVII Conferenza Nazionale Società Italiana degli Urbanisti,  L’urbanistica italiana nel mondo. Prospettive internazionali, contributi e debiti culturali, Milano, 15-16, Maggio, 2014 in Planum. The Journal of Urbanism, no., vol.5, pp 508-515.

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