Giornale on-line dell'AISRe (Associazione Italiana Scienze Regionali) - ISSN:2239-3110
 

“Resistere” alla crisi: il caso del distretto di Recanati-Osimo-Castelfidardo

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di: Giuseppe Calignano, Luca de Siena
EyesReg, Vol.5, N.1 – Gennaio 2015.

La crisi economica che ha colpito il Paese negli ultimi anni ha interessato tutti i settori produttivi, in modo particolare il manifatturiero. All’interno di questo ambito, i distretti industriali, compresi quelli marchigiani, che per diversi anni hanno rappresentato l’emblema della vitalità del sistema imprenditoriale italiano (Randelli, Boschma, 2012), hanno subito pesantemente gli effetti della recessione. I dati più recenti riferiti a tali distretti, infatti, risultano complessivamente poco incoraggianti e assimilabili a quelli che si sono riscontrati nei distretti industriali localizzati in altre Regioni (Distretti Italiani, 2013).

Da tale stato di cose non è rimasto indenne neppure il Distretto Plurisettoriale di Recanati-Osimo-Castelfidardo, che aveva già affrontato due importanti crisi strutturali, negli anni ’60 e ’80, riuscendo a riconvertire la propria base produttiva.

Le origini dell’attuale Distretto risalgono al secondo dopoguerra, quando furono fondate le prime imprese di fisarmoniche e prodotti in argento. Dopo un lungo periodo di crescita, durato per tutti gli anni ’60, le attività manifatturiere dell’area hanno dovuto affrontare una prima crisi nel decennio successivo, che ha investito soprattutto il settore della produzione di fisarmoniche. Negli anni ’70, infatti, le imprese locali hanno fronteggiato l’ingresso sul mercato di una miriade di nuovi concorrenti internazionali attraverso l’introduzione di componenti elettrici negli strumenti musicali tradizionali. Sul finire degli anni ’80, tuttavia, il settore della produzione di strumenti musicali ha subito un considerevole ridimensionamento a causa del forte ritardo tecnologico nel frattempo accumulato. Proprio a partire da quel momento, il distretto, nato come tipicamente artigianale, ha dimostrato la propria capacità di reazione (resilienza), e si è riconvertito in vero e proprio distretto industriale plurisettoriale. Ciò è stato possibile in virtù delle conoscenze, delle competenze tecniche, delle capacità tecnologiche e delle abilità professionali accumulate, che hanno portato alla nascita di molte nuove unità produttive in nuovi comparti (oggettistica, elettronica ed elettromeccanica, fabbricazione di apparecchi d’illuminazione, materie plastiche) (Seri et al., 2004)

Date le sue peculiarità, il distretto marchigiano ha dunque espresso in passato una maggiore capacità di adattamento rispetto ai distretti industriali mono-specializzati, dove tale prerogativa a breve e medio termine è stata marginale e confinata entro una limitata traiettoria socio-tecnologica (Seri et al. 2004). Eppure, malgrado l’indubbio interesse dell’argomento, la letteratura dedicata al distretto marchigiano non è né abbondante né recente.

Sulla base di queste evidenze, e facendo specifico riferimento a un recente lavoro (Calignano, De Siena, forthcoming), il presente articolo ha il duplice scopo di: 1) definire correttamente gli attuali confini geografici del Distretto Plurisettoriale di Recanati-Osimo-Castelfidardo; 2) valutare la capacità delle unità comunali che compongono l’area del Distretto [i], relativamente alla realtà produttiva dello stesso, di resistere ad uno shock esterno, come la forte crisi economica che ha investito il sistema industriale italiano negli ultimi anni.

 

Localizzazione delle imprese e analisi economica del Distretto Plurisettoriale

 Il Distretto Plurisettoriale è composto da 2.007 imprese [ii], afferenti a ben 22 diversi ambiti merceologici, localizzate nei Comuni di Recanati, Osimo e Castelfidardo e in diversi centri “minori” come Filottrano, Montefano, Montecassiano, Montelupone, Porto Recanati, Loreto, Offagna, Camerano, Numana, Sirolo e Santa Maria Nuova.

Servendosi del database Bureau van Dijk AIDA, è stata osservata la distribuzione assoluta di 363 imprese localizzate nei Comuni del Distretto (Fig. 1). La dimensione delle sfere indica il numero d’imprese, mentre i due colori di sfondo rappresentano l’appartenenza dei diversi Comuni alle province di Ancona o Macerata. La maggior parte dei Comuni che ospitano imprese del Distretto Plurisettoriale si trova in provincia di Ancona (9 su 14), mentre nei soli Comuni di Recanati (MC), Osimo (AN) e Castelfidardo (AN) si concentra quasi il 64% delle imprese dell’area distrettuale

 

Figura 1: Localizzazione delle imprese del Distretto (per comune, per classe dimensionale)

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Fonte: Elaborazione degli autori su dati Bureau van Dijk AIDA

 

Sempre con l’ausilio della medesima fonte è stato ricostruito l’andamento dei ricavi delle vendite delle 363 imprese del distretto nel periodo compreso tra il 2003 e il 2012. I valori della serie storica sono stati rivalutati a prezzi del 2012, anno scelto come periodo-base. Questa scelta si considera necessaria per confrontare i valori dei ricavi delle vendite in diversi anni, esprimendo tutti i valori negli stessi prezzi del periodo-base.

Successivamente è stato analizzato l’andamento della media ponderata dei ricavi delle vendite. La scelta di utilizzare tale indicatore si deve alle caratteristiche del database utilizzato (Bureau van Dijk AIDA): i dati, infatti, non riguardano la totalità delle unità produttive del distretto – sebbene il gruppo di imprese analizzato sia rappresentativo della composizione per ambiti merceologi (15 su 22) e per unità territoriali (Comuni) del distretto stesso – e presentano delle lacune in corrispondenza di alcuni anni. Tali ragioni hanno reso necessario l’utilizzo della media – calcolata per ogni anno e ponderata sul numero effettivo di imprese di cui si conosceva il dato sui ricavi – come valore rappresentativo dei ricavi delle vendite.

Dall’analisi dei valori della media (Fig. 2) si evince come a partire dal 2007 si sia registrata una loro graduale riduzione, con il valore più basso registrato in corrispondenza dell’anno 2009, seguito poi da una graduale ripresa nei due anni successivi. Tuttavia, questo rialzo non ha comunque segnato l’uscita dalla recessione, visto che nel 2012 si è registrata un ulteriore contrazione della media dei ricavi delle vendite.

 

Figura 2 – Evoluzione della media ponderata dei ricavi delle vendite del Distretto (2003-2012)

Fig.2_Evoluzione_Ricavi_Vendite Fonte: Elaborazione degli autori su dati Bureau van Dijk AIDA

 

La resistenza territoriale del Distretto

Per analizzare gli effetti recessivi su un dato territorio, una regione o un distretto, è possibile utilizzare la variazione di grandezze come il valore aggiunto, il PIL e il fatturato, oppure, in alternativa, la variazione dell’occupazione (Martin, 2012). In questo caso, abbiamo scelto di utilizzare la media ponderata dei ricavi delle vendite dell’insieme delle imprese che compongono il distretto per calcolare l’indice di resistenza (Lagravinese, 2014), dato che la nostra analisi è limitata ad un arco temporale ricadente nella fase recessiva. L’indice di resistenza misura la capacità di ogni singolo Comune di resistere ad una recessione economica rispetto alla media dei Comuni che compongono il distretto: un valore dell’indice superiore a 0 indica una maggiore resistenza da parte di un Comune, mentre un valore inferiore a 0 indica una sua minore capacità di resistere alla fase recessiva. L’indice è stato calcolato considerando il periodo recessivo 2007-2009.

Figura 3 – Indice di resistenza

Fig.3_Indice_di_Resistenza Fonte: Elaborazione degli autori su dati Bureau van Dijk AIDA (2014)

 

Dalla figura 3 e dalla tabella 1 si deduce come quasi la metà dei Comuni [iii] (6 su 13) presenti valori dell’indice di resistenza negativi. Questi Comuni ospitano il 66,4% delle imprese analizzate, di cui il 47,4% localizzate nei due importanti centri di Castelfidardo e Osimo. Gli altri 7 Comuni registrano valori positivi dell’indice, ma raggruppano soltanto il 33,3% delle imprese.

 

Tabella 1 – Indice di resistenza e incidenza % delle imprese per Comune

Tab.1_Indice_di_Resistenza_Comuni Fonte: Elaborazione degli autori su dati Bureau van Dijk AIDA (2014)

 

Spostando l’attenzione dall’analisi dei singoli territori a quella degli ambiti merceologici, il quadro della situazione risulta ancora più negativo. La totalità degli ambiti registra variazioni percentuali del valore medio dei ricavi delle vendite caratterizzate dal segno negativo rispetto al periodo 2007-2009 (Tab.2).

L’insieme di questi dati conferma le difficoltà affrontate – sia a livello territoriale, sia a livello di singole imprese – da parte del distretto di resistere ad una crisi che ha coinvolto l’insieme dei settori da cui è composto.

 

Tabella 2 – Variazione percentuale della media dei ricavi delle vendite per ambito merceologico (2007-2009)

Tab. 2

 Fonte: Elaborazione degli autori su dati AIDA (2014)

 

Conclusioni

Dalla nostra analisi emerge come l’evoluzione dei ricavi delle vendite delle imprese del Distretto Plurisettoriale abbia fatto segnare una forte contrazione nel periodo 2007-2009 e come il periodo recessivo non sia ancora terminato, nonostante il lieve recupero rilevato negli anni 2010 e 2011.

Tuttavia, considerato il retroterra geografico e gli scopi della nostra ricerca, l’aspetto più interessante da considerare è che i Comuni del Distretto – i cui confini sono stati delineati e cartografati nel presente lavoro – hanno dimostrato una scarsa capacità di resistenza alla crisi a causa del fatto che quasi la metà dei Comuni (6 su 13), nei quali sono raggruppate circa i tre quarti delle imprese distrettuali, mostra valori negativi dell’indice di resistenza adottato.

La scarsa capacità di resistenza alla crisi da parte di molte delle unità territoriali che compongono il sistema locale può essere ascritta a diversi fattori. Già un decennio addietro, infatti, altri autori (Seri et al. 2004) sottolineavano come alcuni cambiamenti tecnologici e la crescente globalizzazione avessero messo in crisi alcune filiere interne e come lo scarso grado di integrazione produttiva del Distretto avesse reso ancora più fragili le sue istituzioni formali e informali rispetto alle sollecitazioni imposte dal cambiamento. A tal proposito, Rullani (1998) ha messo in evidenza che grandi discontinuità come la globalizzazione producono “scollamenti nella catena del valore distrettuale”. Tali scollamenti sono indubbiamente amplificati dalla presenza di diverse filiere produttive che rendono ancora più arduo il ruolo delle istituzioni locali. Malgrado la capacità di adattamento e di reazione agli shock economici esterni più volte dimostrata dal Distretto, Seri et al. (2004) hanno evidenziato come in passato fosse venuto a mancare il necessario collegamento fra università locali, imprese leader interne e unità produttive esterne all’area e istituzioni locali; un aspetto che in altri contesti ha dato vita a circuiti virtuosi. Puntare sulla coesione e l’interazione fra tutti gli attori presenti sul territorio (non solo quelli interni al Distretto) per affrontare il cambiamento, pertanto, appare un obiettivo quantomai attuale, oltre che auspicabile.

 

Giuseppe Calignano, Luca De Siena, Università del Salento

 

 

Bibliografia

Calignano G., De Siena L., (forthcoming), Distretti industriali e resilienza: il caso del Distretto Plurisettoriale di Recanati-Osimo-Castelfidardo, Memorie Geografiche.

Distretti Italiani (2013), IV Rapporto Osservatorio Nazionale Distretti Italiani, http://www.unioncamere.gov.it/P42A1520C189S123/IV-Rapporto-dell-Osservatorio-nazionale-dei-distretti-italiani.htm [URL consultato il 13/05/2014].

Lagravinese R. (2014), Crisi economiche e resilienza regionale, EyesReg – Giornale di Scienze Regionali, vol. 4, n. 2, marzo 2014.

Martin R. (2012), Regional economic resilience, hysteresis and recessionary shocks, Journal of Economic Geography, 12, 1: 1-32.

Randelli F., Boschma R. (2012), Dynamics of industrial districts and business groups. The case of the Marche region, European Planning Studies, 20 (12), 1961-1974.

 

Note

[i] Va sottolineato come le attività produttive del Distretto Plurisettoriale di Recanati-Osimo-Castelfidardo rappresentino le attività prevalenti nei Comuni interessati. In questo caso, per semplicità di analisi, abbiamo ipotizzato di trovarci dinanzi ad un sistema “chiuso”, dove le uniche attività economiche presenti sono quelle manifatturiere del Distretto.

[ii] I dati relativi al numero di imprese del Distretto sono stati forniti da CCIAA Macerata.

[iii] Offagna non è presente nel gruppo di Comuni considerato poiché non sono disponibili dati sulle imprese localizzate in quel territorio per il periodo 2007-2009.

 

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