Giornale on-line dell'AISRe (Associazione Italiana Scienze Regionali) - ISSN:2239-3110
 

Iscriversi in una piccola Università: il caso del Piemonte Orientale

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di: Tiziana Caliman e Alberto Cassone

EyesReg, Vol.4, N.3 – Maggio 2014.

L’Italia, come molti altri Paesi della UE, ha sperimentato un lungo periodo di riforme dell’istruzione superiore a partire dall’inizio del “processo di Bologna” che, complessivamente, hanno garantito, pur tra molte difficoltà, maggiore accesso all’istruzione universitaria con la riduzione della durata per ottenere la laurea e un conseguente ingresso sul mercato del lavoro di laureati più giovani rispetto al passato. Questo lavoro (1) analizza una piccola Università italiana, quella del Piemonte Orientale A. Avogadro, come caso di studio per valutare il suo ruolo nell’accumulazione di capitale umano, una condizione necessaria anche se non sufficiente, per lo sviluppo economico.

La domanda cruciale è: può una piccola Università soddisfare una specifica domanda altrimenti non soddisfatta dagli altri Atenei? La risposta nel caso dell’Università A. Avogadro è positiva: senza la presenza di questo Ateneo, un gran numero di studenti potenziali non avrebbe potuto immatricolarsi, frequentare e laurearsi se non con grandi costi economici per le famiglie e un forte impegno personale. Questa affermazione è ovviamente da intendere a parità di tutte le altre condizioni che concorrono a determinare la scelta e la performance universitaria. Tuttavia esistono dei valori soglia, ad esempio un elevata motivazione, per i quali la presenza o meno dei piccoli atenei è del tutto insignificante. Ci si aspetta quindi che la specifica domanda soddisfatta dai piccoli atenei sia caratterizzata da elementi di “debolezza”.

L’accumulazione di capitale umano è un fenomeno con implicazioni di medio lungo periodo: i piccoli e nuovi atenei sorti verso la fine degli anni novanta, oltre a decongestionare i grandi atenei, hanno svolto e svolgono un ruolo cruciale nello sviluppo dei sistemi territoriali periferici e conseguentemente anche sulla mobilità sociale. La presenza di capitale umano qualificato è una condizione necessaria anche se non sufficiente (perché il capitale umano è mobile) alla sviluppo territoriale.

Mobilità sociale e territoriale

Un quadro interessante del sistema universitario italiano emerge analizzando i dati del Consorzio Almalaurea per il periodo 2003 – 2011. Due, in particolare, sono gli indicatori che risultano più significativi: i) la percentuale di laureati locali (che cioè risiedono nella stessa provincia sede dell’ateneo): ii) la percentuale di laureati con almeno un genitore laureato (Tabella 1).

Il Grafico 1, una nuvola a forma triangolare, si ottiene plottando i valori normalizzati (non riportati) dei due indicatori. Si possono identificare tre fasce orizzontali in base all’indicatore di istruzione dei genitori: la fascia in alto è associata a università di nicchia, quella centrale a università storiche, la fascia più bassa raggruppa i nuovi piccoli atenei.

In ciascuna fascia troviamo casi con maggiori o minori percentuali di laureati residenti nella stessa sede.

I tre gruppi sono:

–       13 università di nicchia, specializzate in particolari settori (LIUC Castellanza, LUM Casamassima, Milano IULM, Milano San Raffaele, Perugia Stranieri, Roma Campus Bio Medico, Roma Foro Italico, Roma LUMSA, Roma LUSPIO, Roma TRE, Scienze Gastronomiche Bra, Siena Stranieri, Venezia IUAV);

–       26 università storiche, con sede nel capoluogo regionale (Bari, Bari Politecnico, Bologna, Cagliari, Camerino, Catania, Ferrara, Firenze, Genova, Marche Politecnica, Messina, Modena e Reggio Emilia, Napoli Federico II, Napoli L’Orientale, Napoli Parthenope, Padova, Parma, Perugia, Roma La Sapienza, Sassari, Siena, Torino, Torino Politecnico, Trieste, Urbino, Venezia Ca’ Foscari);

–       22 nuovi piccoli atenei (Basilicata, Bolzano, Calabria, Cassino e Lazio Meridionale, Catanzaro Magna Grecia, Chieti e Pescara, Foggia, Insubria, L’Aquila, Molise, Napoli Seconda Università, Piemonte Orientale, Reggio Calabria Mediterranea, Salento (Lecce), Salerno, Sannio, Teramo, Trento, Tuscia, Udine, Valle D’Aosta, Verona).

I dati

La letteratura teorica sull’accumulazione di capitale umano e sui processi di sviluppo locale è sterminata, mentre quella empirica è assai meno ampia e solo raramente analizza casi specifici (si veda Caliman e Cassone, 2013).

I dati sulle caratteristiche socio economiche dei laureati piemontesi sono quelli della indagine Almalaurea per il 2010 (www.almalaurea.it) che copre il 77% dei laureati italiani in 56 università. Restano fuori tra l’altro le università della Lombardia che risultano associate al Circuito Stella.

All’indagine, ricca di molte variabili quantitative e qualitative, ha risposto circa il 95% dei laureati. Il campione usato in questo lavoro è una cross section che contiene 8.737 osservazioni individuali di laureati triennali nel 2010 residenti in Piemonte. Il campione è rappresentativo dell’ 88,70 % dei laureati triennali con residenza in Piemonte facendo riferimento alle rilevazioni MIUR che coprono l’intero sistema universitario italiano (TABELLA 2). Il campione è stato depurato dai laureati in Facoltà non presenti nell’offerta formativa del Piemonte Orientale (ad es. ingegneria, veterinaria, psicologia, ecc.)

Il modello e i risultati empirici 

Per testare se la piccola e nuova università del Piemonte Orientale soddisfi una peculiare domanda di istruzione, che si caratterizza per modeste condizione economico-sociali, si è stimato un modello Probit/Logit ove viene stimata la probabilità di un laureato con residenza in Piemonte di essersi laureato presso il Piemonte Orientale. Questa probabilità indirettamente fornisce indicazione sulla probabilità di uno studente piemontese di scegliere e laurearsi presso il Piemonte Orientale rispetto alle altre Università. Le variabili esplicative sono state  opportunamente selezionate tra quelle caratterizzanti il background economico sociale dello stesso studente (Tabella 3). Tra questi choice drivers citiamo: la presenza di almeno un genitore laureato (nella formulazione dei differenti modelli sono state inserite variabili binarie o categoriche  per identificare la scoralizzazione o il possesso di una laurea sia per la madre che per il padre), la tipologia di lavoro dei genitori (variabili categoriche). Tra i regressori si sono introdotte anche variabili espressione dell’accessibilità, misurata sia come vicinanza territoriale (km) sia come durata minima del tragitto (minuti) calcolate rispetto al comune di residenza del laureato e alla sede dell’Ateneo, al fine di considerare gli effetti della minore dotazione infrastrutturale e di servizi della aree più decentrate e locali. Si è considerato anche il background scolastico dello studente, ossia la tipologia di scuola secondaria superiore e la performance ottenuta, approssimata con il voto di diploma.

La stima del modello così formulato ha confermato le ipotesi.

Il piccolo ateneo del Piemonte Orientale è scelto, con maggiore probabilità dagli studenti di modeste condizioni economiche sociali: la probabilità aumenta se i genitori non sono laureati, se svolgono lavori poco professionalizzanti ovvero se non lavorano. Anche il fattore geografico è significativo e discriminate nella scelta. Infatti gli studenti residenti in zone rurali, marginali, periferiche con una minore accessibilità alle sedi dei potenziali atenei scelgono la nuova  università A. Avogadro più vicina alla loro residenza. Circa il background scolastico dello studente i risultati empirici confermano che la scelta del piccolo nuovo ateneo venga effettuata, con maggiore probabilità da studenti provenienti da scuole secondarie professionali e che abbiano conseguito una minore performance misurata in termini di voto di diploma.

Anche l’appartenenza degli studenti al genere maschile o femminile è un driver, ossia l’ateneo è scelto con maggiore probabilità dalle donne. Questo risultato empirico risulta avvalorato dalla scelta effettuata a priori di depurare la cross section delle osservazione per le quali il Piemonte Orientale non potesse costituire una scelta (ad esempio non vengono considerati il laureati in ingegneria).

Osservazioni conclusive e implicazioni per la politica pubblica 

Negli ultimi vent’anni l’università italiana è stata interessata da un processo di riforma iniziato negli anni novanta e ancora in corso con attuazione della legge di riforma 240/2010. Quest’ultima è in realtà una controriforma (una specialità italiana) che ribalta il trend affermatosi nei precedenti quindici anni: da un processo di maggiore autonomia istituzionale e autoregolazione e quindi minore centralizzazione e più responsabilità locale, che è anche degenerata con la proliferazione massiva ma concentrata temporalmente di attività didattiche decentrate, si è passati a un nuovo processo accentratore sia istituzionale sia dell’attività di regolazione del finanziamento e del controllo amministrativo e di qualità. In questo lavoro si è prodotta una prima analisi del ruolo che i piccoli atenei svolgono nell’accumulazione del capitale umano. Il modello considera la probabilità di un laureato residente in Piemonte di scegliere e laurearsi presso il Piemonte Orientale rispetto ad altre università, usando come variabili esplicative un insieme di variabili sociali, economiche e culturali.

Abbiamo stimato quattro principali modelli a risultato binario (oltre a due sottomodelli per le variabili riferite all’istruzione dei genitori: due modelli dove si usa alternativamente come variabile esplicativa l’occupazione dei genitori oppure l’istruzione dei genitori, e due distribuzioni per modellare la funzione di probabilità logit vs probit).

L’esercizio econometrico condotto sui laureati 2010 mette innanzitutto in luce l’importante ruolo giocato dalle piccole università sia nel ridurre la congestione dei cosiddetti mega atenei (e quindi migliorando l’efficienza del processo formativo). Infatti i piccoli atenei sebbene abbiano generato una domanda altrimenti inespressa, hanno in parte attratto la domanda che si sarebbe rivolta ai grandi atenei. Secondariamente i piccoli atenei contribuiscono a promuovere lo sviluppo del capitale umano e quindi alla crescita economica e alla mobilità sociale. I principali risultati, in sintesi, sono:

  • (i) i piccoli atenei soddisfano una domanda specifica che non può essere soddisfatta dalle università più grandi a causa di distanza, caratteristiche socio economiche della famiglia, caratteristiche culturali, genere, istruzione dei genitori;
  • (ii) la mobilità degli studenti è strettamente vincolata dall’accessibilità della sede dell’ateneo: la mobilità territoriale molto bassa degli studenti universitari italiani dipende soprattutto dalla scarsa e disuguale disponibilità di residenze studentesche a basso costo, da trasporti metropolitani e regionali costosi e inefficienti, da vincoli sociali economici e culturali;
  • (iii) le caratteristiche della famiglia, misurata dall’istruzione dei genitori, sono cruciali per la scelta universitaria dei figli, almeno nel senso che un basso indice di istruzione dei genitori rappresenta il fattore dominante della domanda di istruzione superiore che si rivolge alle università piccole, domanda che è per lo più “generata” e non “attratta”;
  • (iv) la formazione scolastica precedente determina la scelta, cioè si iscrivono alla piccola università con più alta probabilità gli studenti provenienti da scuole professionali e ad indirizzo tecnico (non quelli provenienti dai licei);
  • (v) l’università piccola è scelta con maggiore probabilità da una popolazione studentesca “debole” o “emergente”: femmine, residenti in piccole città periferiche.

I futuri sviluppi della ricerca comprendono di affrontare il problema dell’endogenità che sorge se la scelta della scuola secondaria rappresenta un segnale per la successiva immatricolazione all’università.

Tiziana Caliman, CERTeT-Bocconi

Alberto Cassone, Università del Piemonte Orientale 

Bibliografia

Almalaurea Survey, Profilo dei laureati – Condizione occupazionale dei laureati, www.almalaurea.it.

Cammelli A., Antonelli G., di Francia A., Gasperoni G., Sgarzi M. (2010), Employability and Mobility of Bachelor Graduates in Italy: Mixed Outcomes of the Bologna Process, International Conference on Employability and Mobility of Bachelor Graduates in Europe – Results of the Bologna Process, 30 September – 1 October 2010, Berlin, Germany.

Caliman T. e Cassone A., The Choise to Enrol in a Small University: a Case Study of Piemonte Orientale, POLIS Working Paper Series, n. 205.

Tabella 1 – Mobilità sociale e territoriale dei laureati nelle Università consorziate in Almalaurea (media 2003-2011)

Università

Laureati locali (%)

Almeno un genitore laureato (%)

Numeri indice % laureate locali

Numeri indice % almeno un genitore laureato

Media dei Valori assoluti di chi ha risposto negli anni 2003-2011

         
Scienze Gastronomiche Bra

4,7

40,7

9

174

40

Venezia IUAV

22,8

27,6

43

118

1538

Chieti Pescara

27,1

16,5

51

71

3086

Siena Stranieri

28,9

29,1

54

124

136

Padova

31

20,4

58

87

11940

Bologna

31,1

30,4

58

130

7135

Camerino

33,8

21,1

63

90

415

Perugia Stranieri

34,1

25,2

64

108

242

Trieste

34,3

26,4

64

113

1414

Parma

34,7

25,5

65

109

1968

Tuscia

35,1

14,3

66

61

1269

Urbino

35,3

21,1

66

90

1349

Venezia Ca’ Foscari

35,5

21,6

66

92

2008

L’Aquila

36,9

19,9

69

85

1561

IULM Milano

37,7

30,8

70

132

974

Siena

37,9

23,3

71

100

1799

LIUC Castellanza

38,1

35,5

71

152

240

Ferrara

42,3

22

79

94

1303

Firenze

44,3

25,5

83

109

3544

Roma LUSPIO

44,5

36,7

83

157

139

San Raffaele Milano

45,3

43,9

85

188

174

Teramo

45,6

18,5

85

79

370

Marche Politecnica

48,9

21,5

91

92

1749

Roma Campus Bio-Medico

49,3

53,8

92

230

97

Molise

49,6

13,9

93

59

516

Piemonte Orientale

49,7

13,5

93

58

904

Udine

49,9

17,2

93

74

1597

Modena e Reggio Emilia

54,5

22,2

102

95

1603

Cagliari

55

17,1

103

73

2084

Perugia

55,2

24,1

103

103

2106

Cassino e Lazio Meridionale

56,7

13,9

106

59

732

Torino Politecnico

57,7

30,5

108

130

2186

Calabria

57,9

18

108

77

2220

Sannio

59,1

22,8

110

97

432

Roma La Sapienza

59,4

28,8

111

123

8373

Catania

59,7

23,8

112

102

2843

Napoli L’Orientale

60,3

26,3

113

112

1110

Roma LUMSA

60,6

38,8

113

166

602

Trento

60,9

20,9

114

89

1092

Verona

61,8

15,9

116

68

2257

Salerno

61,8

22,9

116

98

1600

LUM Casamassima

61,9

41,3

116

176

38

Genova

65,2

28,3

122

121

2555

Lecce Salento

65,9

14,4

123

62

1170

Sassari

66,7

12,2

125

52

611

Napoli Seconda Università

67,2

19,9

126

85

2169

Catanzaro Magna Grecia

68,3

9,4

128

40

795

Roma Foro Italico

68,4

23,5

128

100

143

Messina

68,7

21,3

128

91

2108

Insubria

71,1

13,2

133

56

1068

Bari Politecnico

71,6

26,2

134

112

806

Bolzano

72,3

20,9

135

89

195

Torino

72,6

21,78

136

93

5422

Bari

75,6

16,8

141

72

2468

Napoli Federico II

75,7

27,1

141

116

5648

Reggio Calabria Mediterranea

77,2

27,4

144

117

373

Basilicata

77,8

13,9

145

59

401

Roma TRE

78,7

34,9

147

149

2381

Valle D’Aosta

80,8

12,3

151

53

102

Napoli Parthenope

81,1

20,8

152

89

1238

Foggia

84,9

14,8

159

63

534

Tutte

53,5

23,4

100

100

1754

Tabella 2 – Residenti in Piemonte laureati in tutte le Università (anno 2010)

 Università

TIPO DI LAUREA

CDL

L

Totale

Università di nicchia

1

108

109

Università storiche

597

7.987

8.584

Università di nuova istituzioneDi cui U.P.O

37

1.082

1.119

31

983

1.014

Università fuori dal Consorzio Almalaurea

77

1.091

1.168

Totale

712

10.268

10.980

Tabella 3 – Il campione dei residenti in Piemonte laureati in tutte le Università (anno 2010): Statistiche descrittive e variabili

Variabile

Descrizione della variabile

 Media 

 Dev. Std.

 Min

 Max

Media dei voti

Media dei voti degli esami

    26,18

       2,14

    19,53

      30,00

Diploma di Scuola Media Superiore

Variabile nominale che ha valore 0 per licei (specializzati in studi classici, scienze, arte, lingue moderne) e valori progressivamente più alti per istituti tecnici o professionali.

      3,58

       2,60

         –

      13,00

Voto di Diploma di Scuola Media Superiore /100

Voto del Diploma di scuola media superiore

    82,46

     12,57

   60,00

    100,00

Durata

Durata degli studi (anni)

      4,44

       2,79

      1,58

      37,10

Erasmus

Variabile dummy:

1 = lo studente partecipa al programma Erasmus

      0,05

       0,22

         –

        1,00

Età media

Età media al momento della laurea (anni)

    26,30

       5,57

    20,19

      71,71

 

Iscrizione

Differenza tra l’età al momento dell’iscrizione e l’età standard di iscrizione (19 anni)

      1,74

       4,86

–    3,00

      47,00

 Livello di istruzione della madre

1 = nessuna istruzione;

 2 = licenza elementare;

3 = licenza di scuola media inferiore;

4 = diploma di scuola media superiore;

5 = diploma di laurea.

      0,73

       0,71

         –

        2,00

Livello di istruzione del padre

idem

      0,75

       0,74

         –

        2,00

Voto di laurea /110

Voto di laurea

(la lode vale 3 punti)

  101,69

       8,93

    73,00

    113,00

Studente lavoratore

Variabile dummy:

  1 =  studente lavoratore

      2,12

       0,57

      1,00

        4,00

Madre laureata

Variabile dummy:

1 = laureate

      0,15

       0,36

         –

        1,00

Padre laureato

Idem

      0,18

       0,39

         –

        1,00

Condizione professionale della madre

5 = imprenditore, professionista;

4 = direttore, dirigente, quadro;

3 = impiegato;

2 = lavoratore autonomo, collaboratrice domestica, membro di cooperativa;

1 = operaio;

0 = disoccupato.

      5,89

       2,28

      1,00

        9,00

Condizione professionale del padre

idem

      4,57

       2,13

      1,00

        9,00

Genere

Variabile dummy:

1 = maschio

      0,38

       0,49

         –

        1,00

Distanza in minuti

Distanza in minuti tra la residenza dello studente e la sede dell’università

    37,70

     53,78

         –

    987,00

Overlapping

Variabile dummy:

1 = la provincia sede dell’università è la stessa di residenza

      0,24

       0,43

         –

        1,00

Distanza in km

 Distanza in chilometri tra la residenza dello studente e la sede dell’università

    33,13

     88,97

         –

 1.585,00

Grafico 1 – Diagramma di dispersione per mobilità territoriale e sociale: Università di nicchia urbana

Grafico 2 – Diagramma di dispersione per mobilità territoriale e sociale: Università storiche

 

Grafico 3 – Diagramma di dispersione per mobilità territoriale e sociale: nuove piccole Università


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