Giornale on-line dell'AISRe (Associazione Italiana Scienze Regionali) - ISSN:2239-3110
 

Politiche energetiche e ambientali per lo sviluppo sostenibile del territorio

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di: Carlo Manna

EyesReg, Vol.3, N.1 – Gennaio 2013.

Lo stretto legame tra energia, ambiente ed economia, impone degli obiettivi per la lotta al cambiamento climatico che siano allo stesso tempo integrati anche con le misure di risposta alla crisi finanziaria. Tali obiettivi devono puntare al massimo disaccoppiamento tra la crescita economica e l’impatto ambientale e tra la crescita economica e lo sfruttamento delle risorse.

 

Figura 1: L’obiettivo del disaccoppiamento tra benessere, attività economica e uso delle risorse  (indice 2002=0)

Fonte: United Nations Environment Programme – UNEP (2011)

 

In tale prospettiva la risorsa energia, dalle tecnologie di produzione a quelle di uso finale, offre enormi opportunità di sviluppo e trasformazione dell’intero sistema economico-energetico verso una dimensione più sostenibile.

Le prospettive per una crescita sostenibile a livello globale sono fortemente correlate allo sviluppo e alla diffusione di tecnologie in grado di minimizzare gli impatti sull’ambiente; nel sistema energetico tale prospettiva passa attraverso l’introduzione e la diffusione di tecnologie per la sua decarbonizzazione. Questo messaggio ci viene dall’Agenzia Internazionale per l’Energia, che sottolinea l’esigenza di una forte accelerazione dei processi di innovazione in corso al fine di garantire quella profonda trasformazione delle modalità di produzione e consumo dell’energia che è alla base della sostenibilità ambientale.  Secondo le ultime analisi dell’Agenzia, presentate nel Rapporto 2012 ”Energy Technology Perspectives”, l’evoluzione tendenziale del sistema energetico globale determinerebbe infatti al 2050 un raddoppio, rispetto al 2009, delle emissioni di gas serra, con un conseguente innalzamento medio della temperatura terrestre di 6 gradi centigradi.

D’altra parte, in tale scenario, nemmeno  l’implementazione delle politiche e delle misure ad oggi già annunciate dai principali Paesi del mondo sarebbe sufficiente a scongiurare i rischi connessi ai cambiamenti climatici.   Solo uno scenario più ambizioso che preveda l’introduzione accelerata nel sistema energetico di un ampio ventaglio di tecnologie, alcune delle quali peraltro già esistenti, potrebbe infatti determinare un abbattimento delle emissioni in grado di mitigare il rischio cambiamenti climatici, consentendo di contenere al 2050 entro 2 gradi centigradi l’incremento della temperatura media del pianeta.

 

Figura 2: Contributo dei settori e delle tecnologie energetiche nello scenario sostenibile dell’Agenzia rispetto allo scenario a politiche correnti

Fonte: International Energy Agency – ETP 2012

 

La sfida del clima e dell’energia si affronta quindi investendo nell’innovazione e nell’”accelerazione tecnologica”, e il rapporto tra la ricerca scientifica e tecnologica e il sistema industriale costituirà sempre più un’importante chiave di volta nel percorso verso un modello di sviluppo sostenibile.  Analogo a quello dell’Agenzia internazionale per l’Energia è il messaggio della Commissione europea, che nella roadmap 2050 indica i percorsi di accelerazione tecnologica necessari per i paesi dell’EU al fine di conseguire l’obiettivo di ridurre per almeno l’80% le emissioni complessive di gas serra entro il 2050.

Con riferimento a tale obiettivo, l’Enea ha elaborato scenari del sistema energetico nazionale che analizzano gli effetti di politiche e misure già adottate e di quelle previste analizzando la distanza dalle traiettorie di questi da quelle degli scenari comunitari.  Gli scenari dell’Enea mettono in luce gli effetti che possono determinarsi sul mix energetico a seguito di processi di diffusione e sviluppo di tecnologie energetiche. Nel breve-medio periodo i maggiori effetti sulla riduzione delle emissioni derivano dalla diffusione di tecnologie già disponibili, in particolare quelle per l’efficienza nei processi di generazione e di uso finale dell’energia e per le fonti rinnovabili.   Nel lungo periodo, per conseguire ulteriori riduzioni delle emissioni, si rende inoltre necessario, a meno di breaktrough tecnologici ancora difficilmente prevedibili, il dispiegamento di tecnologie innovative per le rinnovabili e per la cattura e il confinamento dell’anidride carbonica.

Ricerca e innovazione per la sostenibilità del sistema energetico e ambientale possono contribuire a una ripresa del sistema economico, ma è necessario investire di più nella ricerca tecnologica e, nel contempo, sostenere processi di trasferimento tecnologico e di sviluppo industriale attraverso opportune politiche in grado di favorire soprattutto il consolidamento di nuove filiere industriali.  In quest’ottica risulta decisivo l’intervento pubblico che, attraverso politiche di stimolo e incentivazione, sia in grado di promuovere, insieme alla domanda, anche l’offerta di tecnologie e servizi in settori a bassa emissione di carbonio come quelli dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili.  Si tratta di settori che negli ultimi anni hanno fatto registrare trend positivi di crescita nonostante la difficile congiuntura economica.  Il loro sviluppo ha interessato molti Paesi tra i quali l’Italia, che nel 2011 è risultato il quarto nel mondo per investimenti totali nei settori delle rinnovabili, anche se la carenza di sostegno sul fronte dell’offerta non ha consentito di cogliere a pieno le opportunità di sviluppo sul piano produttivo e occupazionale.

La trasformazione del sistema energetico implica un cambiamento che riguarda insieme il sistema economico e la dimensione sociale. Nuovi prodotti energetici, uniti a processi tecnologici innovativi, impongono radicali trasformazioni strutturali in una logica di green economy, intesa come strumento per la transizione verso un nuovo modello basato sulla valorizzazione del capitale economico (investimenti e ricavi), del capitale naturale (risorse primarie e impatti ambientali) e del capitale sociale (lavoro e benessere).

Anche se, nella fase di transizione al nuovo modello, i settori energetici continuano a rivestire un ruolo prioritario, è necessario estendere l’attenzione ai settori non energetici promuovendo processi di eco-innovazione dell’intero sistema produttivo.  Si tratta in particolare di focalizzare l’attenzione sui processi di approvvigionamento, di utilizzo e di gestione di prodotti, processi e sistemi attraverso cui conseguire una riduzione dei flussi di materiali, e il controllo dei fattori di pressione sull’ambiente.  Tale obiettivo assume una particolare rilevanza per il nostro Paese se vogliamo mantenerne l’alta vocazione manifatturiera con capacità di competizione nei settori a elevato valore aggiunto.  Per raggiungere tale obiettivo occorre intervenire in maniera integrata e sistemica per promuovere lo sviluppo, la diffusione e l’implementazione dell’eco-innovazione attraverso una solida politica industriale che sappia coniugare la competitività dell’impresa alla sostenibilità dei sistemi produttivi per entrare da protagonisti nel percorso della green economy piuttosto che costituire solo un mercato di sbocco per le imprese straniere; in sintesi serve una nuova politica industriale che sulle priorità individuate sappia coniugare strumenti e reperire risorse.

Un importante impulso in tale direzione può venire dal sistema della ricerca pubblica che, nel quadro di una rinnovata politica industriale, sia in grado di favorire l’eco-innovazione nel sistema imprenditoriale al fine di sostenere il livello di competitività dell’impresa e il suo posizionamento strategico sul mercato verso settori a maggior valore aggiunto.  Ciò può avvenire, ad esempio, attivando e sostenendo processi di trasferimento tecnologico e promuovendo la valorizzazione del capitale umano e i collegamenti tra territorio e sistema delle imprese.   La comunità scientifica è pronta a mettere a disposizione tecnologie, strategie e approcci per sostenere la transizione verso un modello economico più sostenibile; l’ENEA opera già in questa direzione operando con le imprese per lo sviluppo di strumenti tecnologici in grado di rispondere in modo sistemico alle esigenze del sistema produttivo e dei servizi in una approccio che integri gli aspetti della sostenibilità e della competitività.

La scarsità di risorse obbliga necessariamente tutti gli attori a “fare sistema” intervenendo su percorsi concordati e condivisi mettendo in comune il patrimonio di competenze che questo Paese ha nel pubblico – università ed enti di ricerca su tutti – come nel privato, al fine di realizzare  una sorta di joint venture tra le strutture della Pubblica Amministrazione con il mondo scientifico e il mondo imprenditoriale.

Per conseguire gli obiettivi di decarbonizzazione assunti nell’ambito del “pacchetto clima-energia” (noto come pacchetto 20-20-20), sono state implementate  in Italia politiche e misure – basate prevalentemente su meccanismi d’incentivazione – che incidono sui sistemi territoriali coinvolgendo in termini di obblighi/opportunità il sistema della pubblica amministrazione, le imprese, i cittadini.  Ne è un esempio il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 15 marzo 2012, più comunemente chiamato di “Burden Sharing”, che fissa, in maniera coerente con quanto stabilito dal Piano d’Azione Nazionale per le energie rinnovabili, specifici obiettivi al 2020 per ogni regione d’Italia relativamente alla quota di energia rinnovabile rispetto ai consumi finali di energia termica ed elettrica.  In quest’ottica risulta fondamentale il ruolo della governance per identificare e gestire politiche e misure volte a creare un contesto appropriato per far crescere i mercati dei prodotti e dei processi produttivi a basse emissioni di carbonio e a rimuovere le barriere, anche di tipo amministrativo, che ostacolano lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie energetiche “pulite” risolvendo, allo stesso tempo, eventuali conflittualità tra gli interessi dei diversi stakeholder.

Il processo di governance regionale dovrà quindi mirare a sviluppare quella che viene definita, in senso più ampio, una società a basse emissioni di carbonio (low carbon society), attraverso un coinvolgimento trasversale dei vari attori afferenti alla sfera economica, politica e sociale e creando al contempo un ampio consenso relativamente alla necessità di cambiamento che dovrà basarsi su mezzi e percorsi più sostenibili dal punto di vista ambientale.  In particolare, un obiettivo della governance da parte delle istituzioni pubbliche dovrebbe essere quello di stimolare una maggiore sensibilità dell’opinione pubblica attorno alle tematiche ambientali ed energetiche. Soprattutto, risulta necessario aumentare la consapevolezza dei cittadini sul fatto che i costi legati al processo di cambiamento saranno ampiamente compensati dai futuri benefici, in termini di riduzione del rischio di cambiamenti climatici, di aumento della sicurezza energetica, di riduzione dell’inquinamento locale, di aumento dell’occupazione e di sviluppo sostenibile dell’economia. La transizione verso un’economia sostenibile non riguarda, infatti, solo la generazione di energia, ma è un fenomeno trasversale all’intero sistema nazionale e regionale che coinvolge tutti i settori dell’industria e dei servizi.

Ad oggi la pianificazione energetica territoriale si basa, da un lato, su strumenti obbligatori come il Bilancio Energetico Regionale, il Piano Energetico-Ambientale Regionale, il Piano Energetico Comunale, la certificazione degli edifici e, dall’altro, su strumenti volontari come i Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Patto dei Sindaci. Tuttavia, al momento in Italia non è presente un livello d’integrazione sul territorio tra politiche energetiche e ambientali, innovazione, istruzione e formazione professionale tale da garantire che i settori delle tecnologie “pulite” possano fornire un importante contributo alla crescita dell’economia e allo sviluppo sostenibile dell’intero Paese. E’ in quest’ottica che la pianificazione energetica nazionale e regionale, sia di breve che di lungo termine, si contraddistingue come l’elemento chiave per il processo di trasformazione dell’intero sistema economico verso uno più sostenibile e allo stesso tempo anche per il raggiungimento degli obiettivi al 2020 fissati dall’UE in maniera vincolante per l’Italia.

Carlo MannaDirettore Unità centrale studi e strategie ENEA

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