Giornale on-line dell'AISRe (Associazione Italiana Scienze Regionali) - ISSN:2239-3110
 

Le spazialità del lavoro emergenti: occasione di riorganizzazione territoriale e diversificazione economica

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di: Simonetta Armondi 

EyesReg, Vol.9, N.3, Maggio 2019

In tutti i paesi occidentali, tra gli anni Novanta e i primi anni 2000, il compimento della dismissione delle grandi fabbriche manifatturiere, esito di processi avviati negli anni precedenti è stato legato, nel dibattito, soprattutto all’interpretazione del declino inteso come scomparsa dell’Italia industriale (Gallino, 2003). Tale dismissione, anche se riconducibile a un carattere temporalmente non unilineare della deindustrializzazione (Pichierri, Pacetti, 2016), ha veicolato, anche grazie all’espansione del mercato immobiliare e finanziario, la promozione di grandi progetti di trasformazione urbana, rilevanti sebbene non sempre virtuosi. La crisi economico-finanziaria mondiale iniziata nel 2008 ha in seguito contribuito a un mutamento profondo e di lungo periodo di quei processi più lucidamente definiti di metamorfosi del sistema industriale italiano (Berta, 2004), nelle quali anche le geografie delle città e delle regioni urbane si sono trasformate e si trasformeranno, in relazione alle dinamiche globali delle economie capitaliste, della nuova fisionomia del lavoro, degli attori in gioco e delle produzioni (World Economic Forum, 2018; Armondi et al., 2019).

Stagioni fertili di ricerche di diversa appartenenza disciplinare, articolate al crocevia tra economia, società e territorio, hanno alimentato una cospicua letteratura, oltre a formulare metafore potenti per il nesso tra città e industria: dalla città fabbrica, alla Terza Italia, alla complessità dei distretti industriali. Successivamente, questo tema è stato via via accantonato – con l’importante eccezione della rilettura di Veltz (2017) attraverso la metafora del capitalismo iper-industriale – e solo parzialmente riesaminato, ad esempio attraverso la lente di una generica transizione post-industriale o post-fordista. La letteratura ha riconosciuto, specialmente nel contesto nelle città globali, l’esistenza di una nuova economia legata alla creatività e all’innovazione (da Florida, 2002 a Ygitcanlar, Inkinen, 2018), mentre nei paesi dell’Europa orientale e meridionale, per ragioni diverse, politiche ed economiche, sono stati restituiti soprattutto i processi spaziali di shrinkage e di contrazione urbana e demografica (Knieling, Othengrafen, 2016).

Oggi l’economia della conoscenza del cosiddetto capitalismo cognitivo e culturale (Scott, 2014), in relazione alle innovazioni delle tecnologie digitali, produce e congiuntamente è prodotta da nuove geografie degli spazi delle produzioni e del lavoro, determinando usi, forme spaziali e pratiche inedite. Parallelamente, un nuovo lessico spaziale ha provato a restituire decifrabilità a dinamiche e fenomeni socio-economici dell’urbano contemporaneo alla scala mondiale: dalla city-region (Scott, 2001) all’urbanizzazione regionale (Soja, 2011) e alla regionalizzazione dell’urbano (Balducci, Fedeli, Curci, 2017).

I nuovi luoghi del lavoro e delle produzioni nella città e nel territorio si configurano come fenomeni eterogenei e di nicchia, ma in continua evoluzione, sottraendosi alle definizioni e alle banche dati più tradizionali. Per esempio, l’espansione del fenomeno dei coworking, così come il recente sviluppo dei laboratori maker e dei Fablab, hanno configurato in Italia processi maturati tardivamente, eppure più intensi e diversificati rispetto ad altri contesti europei (Manzo, Ramella, 2015).

La spazialità delle nuove produzioni contemporanee e dei nuovi luoghi “condivisi” del lavoro – di cui rispettivamente gli spazi maker e i coworking costituiscono due casi esemplari – rappresenta un campo di ricerca moderatamente indagato fino a oggi – si vedano Gandini (2016) e Rossi, Di Bella (2017) per due riflessioni critiche differenti, orientate a decostruire alcune narrazioni di policy e planning fondate su settore high-tech e start up e lavori della conoscenza – e, prevalentemente, entro ambiti di riflessione nei quali le spazialità non sono assunte come campo privilegiato di indagine.

Su questo sfondo, e con specifico riferimento ad alcuni contesti italiani, i contributi di questo numero speciale di Eyesreg mostrano come la città e i territori non siano solo dei “contenitori”, ma siano sempre più intrecciati alle dinamiche emergenti e imprevedibili indotte sia dalle conseguenze della recessione economica iniziata nel 2008, sia dalla intermittente transizione verso le economie della conoscenza e alla diffusione delle tecnologie digitali. Contemporaneamente, con l’affermazione di nuove tipologie di lavoro, di manifattura digitale, di spazi del lavoro, la mobilitazione di reti trans-scalari di risorse e di attori collegati a tattiche diversificate (permanenti e temporanee) di riuso e condivisione dello spazio, sembrano configurarsi ‘micro-geografie’ e forme molecolari di riorganizzazione territoriale e di diversificazione economica, riconoscibili soprattutto alla scala locale. Come e se queste eventuali “nicchie di innovazione” place-specific (Savini, Bertolini, 2019) possano trasformarsi in politiche pubbliche mainstream è ancora da comprendere, nonostante qualche buona pratica in corso.

Sulla scorta delle ipotesi avanzate entro due diverse Sessioni della Conferenza dell’AISRe 2018, il servizio speciale propone un quadro aggiornato, seppure non esaustivo, sul possibile ruolo dei nuovi spazi del lavoro come occasioni di riorganizzazione territoriale adottando una duplice lente. Da un lato, esplora prospettive potenziali d’innovazione delle geografie economiche, messe in luce anche da forme originali di osservazione di tali fenomeni, come la social network analysis (nel contributo di Manfredini e Saloriani). Dall’altro, restituisce esperienze concrete di spazialità emergenti del lavoro in Italia – di coworking (nell’articolo di Mariotti, Akhavan e in quello di Fiorentino), di makerspace (nei diversi contributi di Di Vita, Mattioli e Morandi) e Fablab (nel contributo di Manzo) – che fanno i conti con i nodi della dismissione di spazi grandi e piccoli, dei significati del riuso degli spazi e della transizione sia nelle città (da Milano nel contributo di Morandi, a Venezia nei contributi di Bonello et al., e di Faraone e Nicoletto, ma anche a Roma, nell’articolo di Fiorentino), sia nei territori dei distretti industriali della Terza Italia (l’Emilia centrale, nel contributo di Mattioli).

Cosa ci consegnano le pratiche legate ai nuovi luoghi del lavoro e delle produzioni, entro i contesti eterogenei dell’Italia contemporanea – dal distretto industriale, alla città centrale, agli spazi dismessi della grande industria fordista –, quali dispositivi di spazialità e di riorganizzazione urbana e territoriale, lasciano emergere, anche come chiave di ingresso alla comprensione della metamorfosi ciclica delle economie del paese?

Come anticipato nelle considerazioni precedenti, i diversi articoli che compongono questo numero speciale (1) di Eyesreg costituiscono un’occasione preliminare per mettere alla prova i diversi approcci di alcune discipline in campo urbano, nel contesto di una crescente metamorfosi della produzione. In secondo luogo, si possono osservare molteplici ambiti tematici messi in gioco nella disarticolazione e riarticolazione dei rapporti tra città, territorio e produzione che danno la misura della pluralità dei processi in corso: dai paradigmi del riuso e della condivisione, dalla flessibilizzazione degli spazi e dei tempi, all’enfasi sull’innovazione, ma anche la considerazione di nuove forme di costruzione di beni collettivi.

La lettura proposta da questo servizio speciale ha l’obiettivo di contribuire all’articolazione delle categorie interpretative tradizionali per rivisitare le assunzioni riguardanti il nesso problematico tra produzione e città, come punto di partenza per esplorare nuove domande ed elaborare strumenti di mappatura e di analisi per ulteriori traiettorie di ricerca

Simonetta Armondi, DASTU – Politecnico di Milano

Riferimenti bibliografici

Armondi S., Caruso N., Di Vita S., Morandi C., Rossignolo C. (2019), Make in Italy tra vuoti urbani e piccole economie, in d’Albergo E., De Leo D., Viesti G. (a cura di), Il governo debole delle economie urbane. Quarto Rapporto sulle città di Urban@it, Bologna: Il Mulino, 123-131.
Balducci A. Fedeli V., Curci F. (a cura di) (2017), Ripensare la questione urbane. Regionalizzazione dell’urbano in Italia e scenari di innovazione, Milano: Guerini.
Berta G. (2004), Metamorfosi. L’industria italiana tra declino e trasformazione, Milano: Università Bocconi.
Florida R. (2002), Cities and the creative class, London-New York: Routledge.
Gallino L. (2003), La scomparsa dell’Italia industriale, Torino: Einaudi.
Gandini A. (2016), The Reputation Economy: Understanding Knowledge Work in Digital Society, London: Palgrave Macmillan.
Knieling J., Othengrafen F. (a cura di) (2016), Cities in crisis, Abingdon: Routledge.
Manzo C., Ramella F. (2015), Fab Labs in Italy: Collective Goods in the Sharing Economy, Stato e Mercato, 3: 379-418.
Pichierri A., Pacetti V., (2016), Le ristrutturazioni industriali e il territorio: crisi, declino, metamorfosi?, in Armano E., Dondona C.A., Ferlaino F. (a cura di), Postfordismo e trasformazione urbana, Torino: Ires Regione Piemonte, 29-43.
Rossi U., Di Bella A. (2017), “Start-up urbanism: New York, Rio de Janeiro and the global urbanization of technology-based economies”, Environment and Planning A, 49(5): 999-1018.
Savini F., Bertolini L. (2019), “Urban experimentation as a politics of niches”, Environment & Planning A Vol 51, Issue 4, 2019, https://doi.org/10.1177/0308518X19826085
Scott A. J. (a cura di) (2001), Global city-regions: trends, theory, policy, Oxford: Oxford University Press.
Scott A. J. (2014), “Beyond the Creative City: Cognitive-Cultural Capitalism and the New Urbanism”, Regional Studies, 48(4):565-578.
Soja E. (2011), Regional urbanization and the end of the metropolis era. In G. Bridge and S. Watson (eds.), The new Blackwell companion to the city, Oxford and Chichester: Wiley-Blackwell.
Taylor P. (2004), World city networks. A global urban analysis, London-New York: Routledge.
Veltz P. (2017), La société hyper-industrielle. Le noveau capitalisme productif, Paris: Seuil.
World Economic Forum (2018), The Future of Jobs Report, Cologny/Geneva.
Yigitcanlar T., Inkinen T. (2018), Geographies of Disruption. Place Making for Innovation in the Age of Knowledge Economy. Switzerland: Springer.

Note

(1) Alcuni autori e autrici dello Special Issue hanno partecipato alla Ricerca FARB, DAStU, Politecnico di Milano “Nuovi luoghi del lavoro. Promesse di innovazione, effetti nel contesto economico e urbano” (coordinamento: Ilaria Mariotti) e proseguiranno le loro ricerche nell’ambito del progetto COST Action “The Geography of New Working Spaces and the Impact on the Periphery” (coordinamento: Ilaria Mariotti) e nel Gruppo di lavoro permanente “I territori della produzione industriale e le prospettive della nuova manifattura” (coordinamento: Simonetta Armondi, Cristina Bianchetti, Stefano Di Vita, Carolina Pacchi, Maria Chiara Tosi) del Centro Nazionale di Politiche Urbane Urban@it.

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