Giornale on-line dell'AISRe (Associazione Italiana Scienze Regionali) - ISSN:2239-3110
 

Gli effetti dell’immigrazione sull’offerta di lavoro delle donne. Un’analisi empirica per l’Italia

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di: Romano Piras, Fabiana Pettinau

EyesReg, Vol.8, N.5, Settembre 2018

 

 

 

Nei paesi sviluppati, gli immigrati di sesso femminile nella maggior parte dei casi forniscono servizi alle famiglie riguardanti la pulizia della casa e la cura dei bambini e degli anziani. In questo breve lavoro si intende analizzare l’impatto che l’immigrazione femminile occupata nel settore dei servizi alle famiglie ha sull’ offerta di lavoro delle donne native italiane sia sulla loro partecipazione alla forza lavoro, sia sulle ore settimanali lavorate. Il punto di partenza dell’analisi è il lavoro di Barone e Mocetti (2011) i quali studiano l’impatto dell’immigrazione sull’offerta di lavoro femminile in Italia per il periodo dal 2006 al 2008. Rispetto a questi autori, in questo studio si esaminano gli anni più recenti, dal 2008 al 2011. L’analisi è condotta disaggregando sia per livello di istruzione delle donne native (licenza elementare, diploma di scuola superiore e laurea), sia per livello territoriale (Nord, Centro e Sud e Isole). Va rilevato che Barone e Mocetti (2011) effettuano la loro analisi anche attraverso tecniche di stima che fanno uso di variabili strumentali al fine di attenuare le problematiche connesse all’eventuale presenza di endogeneità. Rispetto al loro contributo, le stime presentate in questa sede sono molto più semplici, tuttavia, si ritiene che in prima approssimazione i risultati possano essere considerati come evidenza preliminare della rilevanza del fenomeno indagato, sia pure con tutte le cautele del caso.

 

Una breve sintesi della letteratura su immigrazione e lavoro femminile

Il ruolo svolto dagli immigrati di sesso femminile sull’offerta di lavoro delle donne native è stato oggetto di pochi lavori empirici a livello internazionale e, ancor meno, a livello italiano. Di seguito si sintetizzano i principali lavori svolti e i risultati ottenuti.

Cortes e Tessadas (2011) esaminano l’impatto dell’immigrazione con bassa qualifica sull’offerta di lavoro delle donne statunitensi altamente qualificate negli anni che vanno dal 2003 al 2005. Gli autori mostrano che l’immigrazione scarsamente qualificata fa aumentare sia le ore medie lavorate, sia la probabilità di avere un maggior numero di ore di lavoro da parte delle donne presenti nel primo quartile della distribuzione dei salari. Farrè et al. (2010) utilizzano un approccio simile per la Spagna. Gli autori mostrano che negli anni 2000, l’immigrazione ha portato a un’importante espansione delle dimensioni del settore dei servizi alle famiglie e ha fatto aumentare l’offerta di lavoro delle donne altamente qualificate. Forlani et al. (2015) analizzano l’impatto dell’immigrazione occupata nelle attività domestiche sull’offerta di lavoro femminile in Australia, Germania, Svizzera, Regno Unito e USA nei primi anni 2000. I risultati suggeriscono che la quota di immigrati che lavorano nel settore dei servizi è positivamente associata a un aumento dell’offerta di lavoro delle donne native. Inoltre, questi effetti sono maggiori in paesi con politiche familiari meno favorevoli.

Per quanto riguarda l’Italia, Barone e Mocetti (2011) studiano l’impatto dell’immigrazione sull’offerta di lavoro femminile negli anni che vanno dal 2006 al 2008. Il loro interesse è verificare se l’immigrazione si pone come sostituto per la fornitura pubblica di servizi sociali. Con questa analisi essi mostrano che quando il numero di immigrati che forniscono servizi per la casa è più alto, le donne native italiane trascorrono più tempo a lavoro, senza compromettere la loro partecipazione alla forza lavoro. Questo impatto si concentra maggiormente sulle donne altamente qualificate. Infine gli autori mostrano che l’immigrazione si pone come sostituto della fornitura pubblica di servizi sociali.

 

Analisi empirica

Il dataset utilizzato per analizzare l’impatto dell’immigrazione femminile sull’offerta di lavoro delle donne native italiane è stato costruito combinando dati individuali, provenienti dalla Labour Force Survey (LFS), dati aggregati relativi alla presenza di immigrati nel mercato locale del lavoro (LLM) e dati riguardanti variabile macroeconomiche e demografiche. Lo studio è stato effettuato a livello regionale su base trimestrale per gli anni che vanno dal 2008 al 2011 ed è limitato alle donne nella fascia di età lavorativa compresa dai 15 ai 64 anni.

Le due diverse variabili risultato che vengono studiate sono la partecipazione delle donne native alla forza lavoro (Partecip_forza_lav_fem) e il numero settimanali di ore lavorate dalle donne native (Orelav_sett). La variabile esplicativa chiave dell’analisi, Immig_fem_str_occ, è rappresentata dalla quota di immigrati di sesso femminile specializzati nel settore della cura alle famiglie rispetto al totale della popolazione femminile a livello regionale. La specializzazione è definita sulla base del paese di origine. Sono definiti paesi specializzati nel settore della cura alle famiglie i primi 10 paesi dai quali proviene il maggior numero di donne immigrate occupate in tale settore: Ecuador, Moldavia, Marocco, Perù, Filippine, Polonia, Romania, Russia, Sri Lanka e Ucraina. Le altre variabili esplicative utilizzate sono di due tipi: variabili di controllo a livello individuale (Zr) e variabili di controllo di tipo macroeconomico e demografico (Xi). Le prime sono l’età (Età), il livello di istruzione (Tit_stud), il numero componenti il nucleo familiare (Num_comp) e lo stato civile (Stato_civ). Le seconde sono rappresentate dal tasso di disoccupazione femminile, dal logaritmo naturale del PIL pro capite e dalla densità di popolazione.

Si è seguito l’approccio di Barone e Mocetti (2011) ed è stata stimata un’equazione di offerta di lavoro femminile del tipo:

 

dove la variabile risultato LabSi,t rappresenta, alternativamente, la partecipazione alla forza lavoro (Partecip_forza_lav_fem) oppure il logaritmo naturale delle ore di lavoro settimanali (ln_orelav_sett). I pedici i e t denotano, rispettivamente, gli individui e il tempo.  IMMIGRr,t-1 (Immig_fem_str_occ) è la variabile chiave dell’analisi e rappresenta la share, al tempo t-1, della quota di immigrati di sesso femminile occupati nel settore della cura alle famiglie sul totale della popolazione femminile a livello regionale. Xi Zr sono le due matrici di controlli a livello individuale e regionale. Sono stati poi aggiunti effetti fissi stagionali per eliminare effetti della stagionalità ed effetti fissi regionali per catturare eventuali variabili inosservate a livello territoriale.  β, γ’, δ’ sono parametri da stimare. L’impatto sulla partecipazione alla forza lavoro è stato stimato con un modello probit, in quanto essa assume valore 1 o valore 0 a seconda se una donna nativa partecipi o meno al mercato del lavoro. L’impatto sulle ore di lavoro settimanali, invece, è stato stimato con il modello dei minimi quadrati ordinari (OLS).

 

Impatto dell’immigrazione sulla partecipazione alla forza lavoro

I risultati della stima del modello probit con la variabile dipendente partecipazione alla forza lavoro delle donne native italiane sono riportati nella Tab. 1. Secondo tali stime, l’immigrazione specializzata nelle attività domestiche, influenza in modo significativo la partecipazione alla forza lavoro delle donne italiane. Dalla Tab. 1, infatti, si può notare che tale variabile nell’intero campione fa aumentare la probabilità di essere attive nel mercato del lavoro di circa 42 punti percentuali. Inoltre, si può notare che anche il livello d’istruzione (Tit_stud) è positivamente correlato con la partecipazione alla forza lavoro. Dividendo il campione in base al livello di istruzione invece si osserva che l’immigrazione ha un impatto statisticamente non significativo sulle scelte delle donne con livello di istruzione pari alla licenza media (Low-skill). Al contrario, risulta avere un impatto positivo e statisticamente significativo, pari a circa 18 punti percentuali, sulle scelte delle donne italiane diplomate (Medium-skill) e a circa 12 punti percentuali per le donne con un titolo universitario (High-skill). L’effetto appare quindi guidato principalmente dalle donne native diplomate. In linea con quanto rilevato in letteratura, la presenza di un numero maggiore di componenti il nucleo familiare (Num_comp), sia nel campione complessivo sia nei tre sotto campioni, ha un effetto negativo sulla partecipazione alla forza lavoro. Dall’analisi si può notare anche che le donne native sposate (Stato_civ) hanno una correlazione negativa sulla partecipazione alla forza lavoro sia nel campione complessivo che nei primi due sotto campioni, mentre per le donne native sposate con un livello di istruzione elevato la correlazione è positiva.

 

TABELLA 1: Partecipazione alla forza lavoro delle donne native

Intero campione Low-skill Medium-skill High-skill
Immig_fem_str_occ 0.419* * * -0,061 0.176* * * 0.116* *
     [0.000]        [0.078]      [0.000]       [0.004]
Tit_stud  0.714* * *
        [0.000]
Età   2.668* * *  2.826* * * 2.409* * * 2.932* * *
       [0.000]       [0.000]      [0.000]      [0.000]
Num_comp -0.087* * * -0.053* * * -0.165* * * -0.152* * *
      [0.000]       [0.000]      [0.000]      [0.000]
Stato_civ -0.193* * * -0.261* * * -0.159* * * 0.138* * *
      [0.000]           [0.000]      [0.000]      [0.000]
Osservazioni 779371 373653 250387 102788

Note: Tra parentesi sono riportati i p-values basati sugli errori standard corretti per il clustering a livello regionale. * p-value<0.05, * * p-value <0.01, * * * p-value <0.001. In tutte le regressioni sono state inserite le variabili di controllo macroeconomiche e demografiche, nonché gli effetti fissi individuali e temporali.

 

Impatto dell’immigrazione sulle ore lavorate

Per quanto riguarda la stime OLS aventi come variabile dipendente le ore di lavoro settimanali, i risultati sono riportati nella Tab. 2. Dalle stime, come si può notare, l’immigrazione ha un impatto positivo sulle ore di lavoro settimanali per ogni livello di istruzione ma risulta statisticamente significativo solo per il campione complessivo e per i due sotto campioni con livello di istruzione pari alla licenza media e ad un titolo universitario. Per quanto riguarda il campione complessivo, all’aumentare di un punto percentuale della share dell’immigrazione, le ore settimanali lavorate dalle donne native italiane aumentano di circa 52 minuti. Invece, per quanto riguarda i sotto campioni suddivisi per livello di istruzione, all’aumentare di un punto percentuale della share dell’immigrazione aumentano di circa 1 ora e 24 minuti le ore settimanali lavorate dalle donne native con la licenza media e di 1 ora e 42 minuti le ore settimanali lavorate dalle donne con titolo universitario. Dai risultati, quindi, si ha un differenziale di circa 20 minuti delle ore settimanali lavorate dalle donne laureate rispetto a quelle con livello di istruzione pari alla licenza media. L’effetto complessivo, quindi, appare guidato dal sottogruppo di donne native con elevato livello di istruzione. Diversamente dalle stime con la variabile dipendente partecipazione alla forza lavoro, le stime con la variabile dipendente ore di lavoro settimanali presentano una correlazione negativa tra il livello di istruzione presente nel campione complessivo e le ore lavorate. Questo potrebbe essere spiegato dal fatto che all’aumentare del livello di istruzione le donne native preferiscono avere maggior tempo libero. Nei sottocampioni che prendono in considerazione il livello di istruzione, l’età risulta avere un effetto negativo sulle ore lavorate per le donne con licenza media ed un effetto positivo per le diplomate e le laureate. La presenza di un numero maggiore di componenti, anche in queste stime, ha una correlazione negativa sulle ore lavorate a settimana. Lo stato civile da sposate ha una correlazione negativa con le ore lavorate, con un effetto maggiore all’aumentare del titolo di studio.

 

TABELLA 2: Ore settimanali lavorate dalle donne native

Intero campione Low-skill Medium-skill High-skill
Immig_fem_str_occ 0.870* * * 1.433** 0,0189 1.705** *
     [0.000]       [0.003]        [0.953]      [0.001]
Tit_stud  -2.137* * *
        [0.000]
Età   0.500* **  -1.313* * * 1.574* * * 2.621* * *
       [0.002]       [0.000]      [0.000]     [0.000]
Num_comp -1.482* * * -1.003* * * -1.581* * * -1.677* * *
      [0.000]      [0.000]      [0.000]      [0.000]
Stato_civ -2.624* * * -1.037* * * -3.197* * * -3.865* * *
      [0.000]          [0.000]      [0.000]      [0.000]
Osservazioni 347713 101787 140461 74543

Note: si veda la Tab. 1.

 

TABELLA 3: Partecipazione alla forza lavoro delle donne native a livello disgregato su base geografica.

Nord Centro Sud e Isole
Immig_fem_str_occ 0.162* * * -0,012 0,004
     [0.000]          [0.851]         [0.846]
Tit_stud 0.521* * *         0.601* * *       0.930* * *
Età   3.244* * *          2.895* * *        1.901* * *
     [0.000]          [0.000]         [0.000]
Num_comp -0.124* * *          -0.056* * *        -0.046* * *
     [0.000]          [0.000]         [0.000] 
Stato_civ -0.211* * *          -0.189* * *        -0.139* * *
        [0.000]          [0.000]         [0.000]
Osservazioni 335268 119862 324241

Note: si veda la Tab. 1.

 

L’impatto dell’immigrazione sull’offerta di lavoro delle donne native a livello territoriale

Infine, sono state effettuate le stime con suddivisione per aree geografiche: Nord, Centro, Sud e Isole. Nella Tab. 3 vengono presentati i risultati della stima probit con variabile dipendente partecipazione alla forza lavoro delle donne native. Da tali risultati possiamo vedere che l’immigrazione ha un effetto positivo e anche statisticamente significativo sulla partecipazione alla forza lavoro solo nelle regioni del Nord Italia. Il livello di istruzione e l’età in tutti e tre i sotto campioni risultano essere correlati positivamente con la partecipazione alla forza lavoro, invece il numero componenti e lo stato civile, come per le stime precedenti, risultano avere una correlazione negativa. Per quanto riguarda le stime OLS presenti nella Tab. 4 possiamo invece notare che l’immigrazione ha un impatto positivo in tutte le aree geografiche ma risulta essere statisticamente significativo solo al Sud e nelle Isole. All’aumentare di un punto percentuale della share dell’immigrazione le ore lavorate alla settimana dalle donne considerate in tale campione aumentano di circa 51 minuti. Anche in queste stime, come in altre precedenti, il livello di istruzione, il numero dei componenti e le donne sposate presentano una correlazione negativa con le ore lavorate alla settimana.

 

TABELLA 4: Ore settimanali lavorate dalle donne native a livello disgregato su base geografica

Nord Centro Sud e Isole
Immig_fem_str_occ 0,366 0,423    0.851*
          [0.252]             [0.606]            [0.023]
Tit_stud      -1.629* * *        -1.343* * *      -3.353* * *
          [0.000]             [0.000]            [0.000]
Età -0,151          1.367* * *         1.132* * *
           [0.492]             [0.000]            [0.000]
Num_comp         -1.991* * *          -1.290* * *        -0.466* * *
           [0.000]             [0.000]            [0.000]
Stato_civ        -2.999* * *          -2.387* * *           -2.091* * *
                [0.000]             [0.000]            [0.000]
Osservazioni 186965 60641 100107

Note: si veda la Tab. 1.

 

In sostanza, sembrerebbe che mentre nelle regioni del Centro l’immigrazione femminile non influenzi né la partecipazione alla forza lavoro, né il numero di ore lavorate dalla donne native, l’effetto su queste due variabili sia invece differenziato tra Nord e Mezzogiorno. Al Nord, infatti, un aumento della quota di immigrati di sesso femminile favorirebbe una maggiore partecipazione alla forza lavoro delle donne native, senza tuttavia far aumentare il numero di ore lavorate da queste ultime. Al Sud e nelle Isole, viceversa, l’effetto di un aumento dell’immigrazione femminile si tradurrebbe in un maggior numero di ore lavorate senza incoraggiare l’ingresso nella forza lavoro di nuove lavoratrici.

Romano Piras, Università di Cagliari – DISSI

Fabiana Pettinau, Indipendente

 

 

Bibliografia

Barone G., Mocetti S. (2011), With a Little Help from Abroad: The Effect of Low-Skilled Immigration on the Female Labour Supply, Labour Economics, 18, 5: 664-675.

Cortes P., Tessada J. (2011), Low-Skilled Immigration and the Labor Supply of Highly Educated Women. American Economic Journal: Applied Economics, 3, 3: 88-123.

Farrè L., Gonzales L., Ortega F.(2010), Immigration, Family Responsibilities and the Labour Supply of Skilled Native Women. The B.E. Journal of Economic Analysis & Policy, 11, 1: article 34.

Forlani E., Lodigiani E., Mendolicchio C. (2015), Impact of Low-Skilled Immigration on Female Labour Supply. Scandinavian Journal of Economics, 117, 2: 452-492.

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