Giornale on-line dell'AISRe (Associazione Italiana Scienze Regionali) - ISSN:2239-3110
 

Può l’agricoltura essere ‘urbana’? Una ricerca internazionale

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Questo contributo è parte di un numero speciale di EyesReg dedicato al tema dell’agricoltura urbana, curato da Corinna Morandi.

 

 

di: Lionella Scazzosi

EyesReg, Vol.6, N.5, Settembre 2016

 

La ricerca internazionale “Urban Agriculture Europe”, finanziata dall’Unione europea (2012-2016) costituisce la prima grande ricerca interdisciplinare sul tema dell’agricoltura urbana in Europa. Prende in esame sia le esperienze di orti urbani, sia le molte, diffuse forme innovative di attività agricole che si sono sviluppate nelle aree periurbane, caratterizzate da uno stretto rapporto funzionale con le aree urbane e spiccatamente multifunzionali.

Gli obiettivi erano: definire lo stato dell’arte in tema di conoscenze e pratiche dell’Agricoltura Urbana (AU) in Europa; costruire un approccio comune specificamente europeo all’AU tra studiosi, amministratori, politici, tecnici, cittadini, agricoltori e gli altri stakeholder; indicare potenzialità, buone pratiche, suggerimenti e indirizzi per le istituzioni dell’Unione Europea, ma anche per le amministrazioni nazionali e locali e per tutti gli attori la cui attività ha relazione con l’AU.

Hanno partecipato moltissimi ricercatori afferenti a molteplici settori, ma anche tecnici e amministratori di enti pubblici e sono stati coinvolti associazioni di cittadini e agricoltori in un intenso lavoro di contatti, sopralluoghi e ascolto. L’ approccio metodologico ha combinato sinossi e costruzione teorica con raccolta dati e valutazione delle esperienze in corso e ha utilizzato una grande quantità di casi studio. L’ambito di interesse è stato l’Europa, con alcuni confronti con esperienze extraeuropee che restituiscono il quadro mondiale.

La ricerca ha sviluppato cinque grandi ambiti di approfondimento.

1.La messa a fuoco teorica del fenomeno ha dato luogo a una nuova e originale definizione di AU e alla costruzione di un quadro delle principali tipologie di AU, indispensabile supporto per la lettura e il confronto delle diverse realtà europee: “Agriculture spans all actors, communities, activities, places, and economies that focus on biological production in a spatial context, which, according to local standards, is categorized as “urban”. Le tipologie distinguono: urban farming (“agricoltura urbana professionale”) e urban food gardening (“orticoltura urbana”). Al loro interno varie articolazioni: diversi tipi di orti urbani, per produzione individuale o collettiva e per funzioni, quali quelli famigliari, comunitari, terapeutici, didattici, ecc.; diversi tipi di aziende agricole, con funzioni ricreative, turistiche, sociali, educative, terapeutiche, culturali, sperimentali, agro-ambientali, con vendita diretta, oltre che produttive.

E’ fondamentale la distinzione tra le diverse forme di attività e di relazione con la città dell’AU. L’orticoltura urbana comprende “attività agricole sostanzialmente non finalizzate ad un profitto economico e dove la produzione di cibo è occasione per raggiungere obiettivi in massima parte sociali”.  L’agricoltura urbana professionale “comprende le attività agricole legate alla presenza di aziende agricole con modelli imprenditoriali che traggono vantaggio dalla vicinanza alla città, offrendo localmente prodotti agricoli e servizi”.

Tuttavia, nelle grandi aree urbane e periurbane vi è anche una terza categoria di agricoltura, ossia l’“agricoltura non orientata alla città” (non urban oriented farming): essa è praticata da aziende la cui produzione è principalmente indirizzata al mercato nazionale o internazionale, e che, a causa della crescita della città, si sono trovate all’interno del tessuto urbano o periurbano, ma che generalmente percepiscono la città come una minaccia piuttosto che un’opportunità. Questa non è considerata AU.

2.Lo studio della governance ha preso in esame gli attori che interagiscono nell’AU, istituzionali e non istituzionali e i loro rapporti: sono studiati, tra l’altro, i meccanismi formali e informali di organizzazione delle iniziative; gli strumenti normativi e/o le pratiche informali cui le comunità fanno ricorso; i rapporti tra i livelli amministrativi. Sono inoltre esplorate la figura dell’urban farmer, e i tipi di attività, che spaziano tra la professionalità e l’hobbistica.

 

3.La dimensione economica dell’AU è affrontata a diverse scale (macro e micro). Essa è spesso sottovalutata, se non ignorata, ma in realtà produce ricchezza sia per il singolo sia per la collettività. Vengono confrontati vari modelli imprenditoriali, dalle tradizionali aziende agricole, alle start-up ad alta tecnologia, ai progetti di collettività legati sia agli orti sia all’agricoltura produttiva; vengono evidenziati i prodotti economici (cibo ma anche servizi ai cittadini); vengono esplicitati i benefici per altri settori (sociale, culturale, salute e benessere,  paesaggistico, ecologico), oltre a quello agricolo produttivo.

4.Il rapporto tra AU e spazio è esplorato alle scale della pianificazione territoriale-paesaggistica e dell’architettura del paesaggio e i molti casi studio mostrano come realizzare una consapevole e chiara connessione tra le scelte ambientali (Green Infrastructures), come utilizzare i caratteri tangibili e intangibili del patrimonio culturale e identitario, come utilizzare il concetto di multifunzionalità per progettare i luoghi, contribuendo alla qualità delle aree metropolitane.

5. Lo studio dal punto di vista ambientale mette in evidenza problemi, potenzialità e effetti dell’AU sul metabolismo urbano (risorse naturali, ecologia, ambiente, rifiuti…), ma anche come può esserne influenzata.

La Mappa dell’agricoltura urbana, costruita a livello europeo (Mapping Urban Agriculture at European scale e Atlas of Urban Agriculture), pur grezza per la ancora grande carenza di dati comparabili, restituisce un primo quadro omogeneo del fenomeno.

La ricerca ha delineato potenzialità e prospettive dell’AU in Europa: in particolare, ha mostrato come l’AU da un lato benefici della presenza degli spazi urbani densamente costruiti, dall’altro contribuisca fortemente allo sviluppo sostenibile delle città metropolitane, in tutte le articolazioni del concetto di sostenibilità (economia, società, ambiente, cultura). Ha mostrato come essa costituisca una risorsa importante per il futuro spaziale, economico, sociale, culturale, ambientale delle città e di tutto il territorio Europeo. Ha mostrato soluzioni che possono essere utilizzate come modelli, adattandoli alle specificità di ogni contesto.

L’AU richiede delle politiche specifiche e consapevoli, attualmente carenti a livello europeo e presenti in genere in modo frammentario o indiretto ai livelli nazionali, regionali e municipali. Le attuali politiche europee per l’agricoltura (PAC) non prevedono azioni specifiche dedicate; molte politiche settoriali (sociali, educazione, cultura, cambiamento climatico, biodiversità, lavoro e sviluppo economico, patrimonio storico,  territorio, ecc.) interagiscono con l’AU o ne sono supportate.

Gli approfondimenti sulle aree metropolitane di Barcellona, Dublino, Ginevra, Milano, Ruhr metropoli, Sofia e Varsavia, mostrano un comune trend di sviluppo dell’AU, pur nelle specificità di ogni caso e presentano strumenti, soluzioni e prospettive utili per tutte le altre aree metropolitane europee.

Il fenomeno AU è legato alla trasformazione in atto nelle forme dell’urbanizzazione e del concetto stesso di città, in cui urbano e rurale tendono a non costituire più una opposizione, bensì una integrazione di funzioni, di ruoli e di spazi di eguale importanza. L’AU costituisce un’occasione e uno strumento di definizione di un futuro positivo per le aree metropolitane, in cui la campagna abbia un ruolo sia di luogo di produzione sostenibile di cibo, sia di servizio per i cittadini (cultura, cura dell’ambiente, ricreazione, ecc.); sono inoltre evidenti la sua sostenibilità economica e importanza sociale.

L’AU, per i caratteri che ha sviluppato, è fortemente legata alla collaborazione tra gli attori coinvolti, sia cittadini sia agricoltori e a processi di costruzione bottomup delle decisioni e della gestione quotidiana dei luoghi: ciò ha notevoli implicazioni nella definizione di politiche, in cui le autorità pubbliche assumano il ruolo chiave di supporter, di compositori di conflitti e di decisori politici. I tecnici e i ricercatori sono chiamati a interloquire e a confrontarsi con i molti attori, portatori di conoscenze oltre che di punti di vista, in una necessaria prospettiva infradisciplinare oltre che interdisciplinare.

Peraltro la crescita della percezione dell’importanza dell’agricoltura urbana come fenomeno, sia da parte della comunità scientifica sia da parte delle comunità locali, è un dato di fatto, fondamentale per un suo più preciso riconoscimento e per una legittimazione a considerarla come risorsa strategica degna di politiche sia specifiche sia settoriali, che accompagnino consapevolmente e efficacemente il suo sviluppo e il suo ruolo, a livello europeo, nazionale e locale.

Lionella Scazzosi, Dipartimento ABC – Politecnico di Milano

 

Riferimenti bibliografici

Lohrberg F., Licka L., Scazzosi L., Timpe A. (a cura di) (2015), Urban Agriculture Europe, Jovis , Berlin pp.230

Paola Branduini, Giulia Giacché, Raffaella Laviscio, Lionella Scazzosi, Biancamaria Torquati, Per una lettura sistemica delle Agricolture Urbane. Tipologie, politiche, modelli imprenditoriali, spazialità e metabolismo, in: “AgriregioniEuropa”, anno 12, n.44,  2016, pp. 33-39

www.urbanagricultureeurope.la.rwth-aachen.de

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