Giornale on-line dell'AISRe (Associazione Italiana Scienze Regionali) - ISSN:2239-3110
 

Labelling urbano come programma di lavoro sulla città

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di: Giuseppe Mazzeo

EyesReg, Vol.4, N.1 – Gennaio 2014.

La necessità di affrontare le conseguenze derivanti dai fenomeni di riscaldamento globale è riconosciuta a livello internazionale come una delle priorità delle politiche di sviluppo nel medio e nel lungo periodo. Allo stesso modo è riconosciuto l’impatto negativo dei sistemi urbani e metropolitani sull’evoluzione di tali fenomeni (Rosensweig e Solecki, 2001; EEA, 2012). Il motivo per cui la città incide in maniera così rilevante sull’ambiente deriva dal suo essere polo economico per eccellenza, luogo nel quale gli scambi raggiungono il loro massimo grado di vigore; ne derivano concentrazioni di interessi che hanno nell’uso intensivo delle risorse una delle loro principali manifestazioni.

Due sono le questioni preliminari da sottolineare:

1) il fenomeno urbano è di rilievo planetario e come tale va affrontato, soprattutto in considerazione del fatto che proprio laddove l’attenzione ai problemi ambientali sembra essere, in termini reali, secondaria (anche se in termini teorici vi sono consapevolezze ormai globali) sono in atto processi di espansione urbana di grande velocità e di grande impatto. Il riferimento, in particolare, è ai paesi ad economia emergente e a quelli che viaggiano ad elevati tassi di sviluppo;

2) le città non sono uguali tra di loro anche perché mostrano notevoli differenze in termini di soddisfacimento dei diritti primari dei cittadini. Ciò si traduce nel fatto che spesso esse devono recuperare ritardi storici, per cui sono costrette ad indirizzare risorse rilevanti nella messa in opera dei servizi di base piuttosto che nella implementazione di politiche ambientali; basti considerare i ritardi storici che le città del Mezzogiorno presentano nei confronti di quelle del centro-nord per avere una plastica conferma di quanto affermato.

Da queste due questioni potrebbe discendere un robusto scetticismo circa l’effettiva applicabilità alla città di politiche ambientalmente sostenibili. Nonostante questa tentazione sia forte, affrontare i problemi conseguenti ai cambiamenti climatici ed adattare le azioni antropiche a tale mutamento assume sempre più i contorni di una questione di importanza vitale.

Adeguare le città e i piani

Uno dei campi nei quali azioni di contrasto e adattamento ai cambiamenti climatici possono portare a risultati importanti è quello dell’adeguamento dei sistemi urbani ai principi di sostenibilità, in considerazione del fatto che la città attuale è insostenibile e, dati i ritmi di incremento della popolazione mondiale e della popolazione urbana (UN, 2013), la sua insostenibilità non potrà che crescere. Per invertire questo andamento un ruolo primario può essere assunto da una pianificazione urbana definitivamente cosciente dei propri doveri rispetto alle questioni ambientali.

Proprio in relazione all’atteggiamento nei confronti dell’ambiente si deve sottolineare una certa distanza tra attenzione ai principi e loro effettiva applicazione alle azioni di pianificazione. Mentre la prima è partecipe, attenta e costantemente esposta ai risultati della ricerca, la seconda sembra assestarsi su procedure e metodologie regolate e burocratizzate a tutti i livelli, con una certa vivacità riscontrabile solo a livello di valutazioni strategiche applicate all’area vasta (Di Ludovico, 2011). Da ciò deriva una scarsa efficacia delle risposte le quali, pur basate su strumenti e metodologie che si rifanno ai principi di sostenibilità, sembrano più attente gli obblighi procedurali che all’efficacia delle soluzioni.

Ne deriva che per la pianificazione urbana e territoriale si pone il problema di adeguare i modelli e le tecniche alla realtà della città insostenibile, allo scopo di formalizzare nuove modalità di governo di questa realtà (Stone, 2005).

A questo scopo è necessario prima individuare i concetti chiave che dovranno guidare i processi di una pianificazione realmente sostenibile. È possibile ritenere, nello specifico, che la pianificazione indirizzata alla sostenibilità e all’adattamento climatico possa essere rappresentata dai concetti di resilienza e di vulnerabilità (Fabietti, 1999; Medd e Marvin, 2005; Tyler e Moench, 2012).

Non interessa in questo articolo approfondire questi concetti, quanto piuttosto comprendere che il loro inserimento nella pratica della pianificazione sarà fattiva solo nel momento in cui si attuerà una loro traduzione in indicatori analitici misurabili, al pari di altri indici ormai tradizionali per l’urbanistica. È necessario, cioè, che la pratica della pianificazione resti ancorata alla realtà fisica del territorio e che concetti ed idee innovative siano traducibili in indicatori che possano essere utilizzati nella costruzione di modelli urbani e territoriali. Proprio attraverso numeri e modelli, infatti, si realizza l’esigenza di continuare a pensare la città come struttura fisica governabile.

Il labelling urbano come proposta

Uno specifico campo di applicazione dei concetti summenzionati è il labelling urbano, ossia la costruzione di procedure di certificazione della sostenibilità urbana da applicare su due ambiti ben definiti, il primo connesso alla strumentazione di governo del territorio, il secondo alla struttura fisica riconosciuta dei sistemi urbani. Si fa riferimento, in particolare, agli strumenti di attuazione della pianificazione urbanistica (quindi al livello più operativo del sistema dei piani) e alle articolazioni di base della città (i quartieri, ad esempio, o anche altri ambiti chiaramente delimitati).

L’operazione di labelling arricchisce i tradizionali sistemi di pianificazione con uno strumento di valutazione il cui obiettivo è definire quantitativamente e qualitativamente l’intervento posizionandolo su una scala di giudizio predefinita. La sua costruzione dovrà basarsi, per quanto detto, su elementi misurabili (dati numerici per quanto possibile, ma anche fattori qualitativi espressi oggettivamente) da cui discenda una valutazione chiara e condivisa. Ciò significa misurare la sostenibilità del piano, da un lato, e quella dell’ambiente urbano, dall’altro.

La formulazione di questo sistema di valutazione discende dalla individuazione di due categorie di indicatori che descrivono i principi di sostenibilità e li specificano ulteriormente attraverso quelli di vulnerabilità e di resilienza: la prima categoria si applica alle caratteristiche del disegno della città e alla sua attuazione, la seconda si applica alle condizioni di uso degli spazi urbani una volta realizzati o trasformati.

Rientrano nella prima categoria di indicatori i volumi, le superfici, le altezze, gli indici urbanistici, la tipologia di attività e funzioni, gli indici di sostenibilità degli edifici, la quantità di verde e di superfici permeabili, la provenienza e la tipologia dei materiali utilizzati, il colore, la quantità di energia prodotta, la quantità di acqua riciclata, il sistema delle attività, la flessibilità degli spazi e la loro adattabilità ai cambiamenti, la produzione di inquinanti fisici e non. Resilienza e vulnerabilità connessa agli spazi e ai contenitori, ridefiniti in termini misurabili, individuando indicatori che misurino la loro capacità di adattamento a situazioni particolari e la loro capacità di incrementare i processi di conoscenza e di reazione.

Rientrano nella seconda categoria indicatori di tipo qualitativo relativi all’uso degli spazi urbani da parte degli utenti. Essi discendono dalla conoscenza delle loro modalità di uso, dalle fasi che caratterizzano il processo di costruzione delle attività e dalle variazioni dei comportamenti nel tempo, variazioni che possono essere lette in termini di persistenza o di cambiamento (EEA, 2013).

Per ciascuno di questi indicatori vanno individuate soglie minime e massime che li caratterizzino in relazione all’uso sostenibile dello spazio (EPA – Malaga City Council, 2012).

L’obiettivo è definire un sistema di certificazione di ambiti urbani che sia in grado di individuare valori di consumo delle risorse e valori di impatto sulle componenti ambientali e che sia capace di assegnare ad ogni ambito un indice sintetico che ne certifichi il livello di sostenibilità, indice che possa essere successivamente esteso all’intera città. Tale obiettivo va perseguito inserendo il labelling urbano all’interno e non all’esterno delle procedure di costruzione del piano, a differenza di quanto avviene per le attuali metodologie di valutazione.

Altro risultato atteso di grande interesse è l’effetto imitazione derivante dall’utilizzo di una tale metodologia, soprattutto se essa non resterà fine a sé stessa ma diventerà la base per la promozione di politiche incentivanti che premino la sostenibilità complessiva degli strumenti di piano e della loro attuazione.

Giuseppe Mazzeo, ISSM-CNR – Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo, Napoli 

Riferimenti bibliografici

Di Ludovico, D. (2011), Valutazione e quadri conoscitivi, in AAVV, Rapporto dal Territorio 2010, Roma: INU Edizioni, 431-442.

EEA (2012), Urban adaptation to climate change in Europe, Technical Report 2/2012, Copenhagen: European Environment Agency.

EEA (2013), Achieving energy efficiency through behaviour change: what does it take?, Technical Report 5/2013, Copenhagen: European Environment Agency.

EPA – Malaga City Council (2012), Sustainable urban models, Malaga: CAT-MED Project, http://www.catmed.eu/.

Fabietti, W. (ed) (1999), Vulnerabilità e trasformazione dello spazio fisico, Bologna: Alinea Editrice.

Medd, W., Marvin, S. (2005), From the Politics of Urgency to the Governance of Preparedness: A Research Agenda on Urban Vulnerability, in Journal of Contingencies and Crisis Management, 13, 2: 44–49.

Rosensweig, C., Solecki, W.D. (eds) (2001), Climate Change and a Global City: The Potential Consequences of Climate Variability and Change—Metro East Coast. Report for the US Global Change Research Program, National Assessment of the Potential Consequences of Climate Variability and Change for the United States, New York: Columbia Earth Institute.

Stone, B. Jr. (2005), An emerging role for planners in the climate change debate, in Journal of American Planning Association, 71, 1: 13-25.

Tyler, S., Moench, M. (2012), A framework for urban climate resilience, Climate and Development, 4, 4: 311-326.

UN, (2013), World Population Prospects. The 2012 Revision, Department of Economic and Social Affairs, WP 228, New York: United Nations.

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